Perche le bioenergie rimangano un’opportunità vincente per le aziende agricole italiane devono essere accompagnate da interventi mirati a renderle accessibili a tutti gli agricoltori
(Rinnovabili.it) – “L’agricoltura può giocare un ruolo nella riduzione delle emissioni di gas ad effetto mediante l’impiego delle agroenergie, pur rimanendo obiettivo primario dell’impresa agricola la produzione di alimenti”. Le parole appartengono al decimo rapporto sullo stato dell’Agricoltura presentato oggi a Roma dall’Inea e in cui un capitolo è interamente dedicato all’apporto delle bioenergie a al rapporto tra settore agricolo e quello delle eco-energie. In base ai dati presentati dal VI Censimento Agricoltura dell’ISTAT, risulta che al 2010 le aziende agricole che disponevano di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili erano per lo più concentrate nell’Italia del Nord Est (8.768 istallazioni), territorio “tradizionalmente più vocato all’iniziativa imprenditoriale e nella classe dimensionale tra i 5 e 20 ettari”; su un totale di 21.573 impianti censiti per la produzione verde, quelli fotovoltaici risultano prevalenti, seguiti a ruota dalle biomasse, testimonianza concreta di come le energie alternative rappresentino oggi anche “un modo per integrare i redditi diversificando le attività aziendali delle piccole e medie imprese”.
Per gli autori del rapporto l’indirizzo è chiaramente quello di promuovere le agroenergie , riducendo al contempo il peso degli incentivi tramite “l’introduzione di meccanismi premiali che valorizzino i comportamenti virtuosi rendendo meno gravoso il peso dei tagli effettuati”. Perché le bioenergie rimangano un’opportunità vincente per le aziende agricole italiane, devono essere accompagnate da interventi mirati a renderle accessibili a tutti gli agricoltori, semplificando le procedure autorizzative e definendo livelli di incentivazione adeguati, che riconoscano ad esempio per il settore “la maggiore sostenibilità economica e ambientale di impianti alimentati da biomasse di origine locale o provenienti da filiere corte e che premino maggiormente la cogenerazione rispetto alla sola produzione di energia elettrica (come attualmente realizzato nel nuovo decreto rinnovabili)”.