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Dalle agroenergie il 45% della produzione verde 2020

Biomasse e biogas possono incrementare il Pil agricolo di 5 punti e accrescere la competitività delle imprese. Lo spiega la Confederazione Italiana agricoltori dal palco della VI Conferenza economica

(Rinnovabili.it) – L’agricoltura italiana può svolgere un ruolo leader nella sfida dettata dal fabbisogno energetico nazionale e dai target europei al 2020. Entro quella data infatti dai campi nostrani potrebbe venire il 45% di tutta la “green energy” prodotta sul territorio, risparmiando così fino a 20 miliardi di euro in termini di costi e, soprattutto, 240 milioni di tonnellate di CO2 all’atmosfera. Le previsioni sono quelle della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) che in occasione della VI Conferenza economica ha presentato un nuovo rapporto sulle opportunità delle agroenergie italiane. “Biomasse e biogas insieme hanno i numeri e il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale – ha spiegato la Cia – ma rappresentano anche un’opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole, in grado di far crescere il Pil del settore di almeno 5 punti. Ma soprattutto puntare sulle agroenergie vorrebbe dire abbassare i costi della bolletta energetica e dei carburanti e ridurre le emissioni di anidride carbonica. Un aiuto per le imprese, ma anche un vantaggio per tutti”.

A pesare sulla fattura elettrica degli italiani ancora oggi è quell’85 per cento di energia importata che fa “perdere” ai consumatori 60 miliardi di euro l’anno per l’acquisto di petrolio e gas. E se è vero che da un lato la situazione ci accomuna a molti dei ventisette paesi dell’Unione, dall’altro c’è da prendere in considerazione che il Belpaese possiede un patrimonio proveniente da campagne e boschi in grado di ridisegnare il volto energetico italiano nei prossimi anni. “In più – ha continuato la Cia – lavorare a una filiera energetica “green” tutta italiana favorirebbe l’occupazione, in particolare quella giovanile. Secondo uno studio recente dell’Università Bocconi, se l’Italia riuscirà a raggiungere gli obiettivi prefissati dall’Europa per il 2020, l’industria energetica verde avrà creato nel Belpaese ben 250 mila posti di lavoro, di cui presumibilmente più di 100 mila lavoreranno nel settore delle biomasse. Ma per ottenere i vantaggi prospettati devono essere risolti una serie “mancanze”, a partire dall’attuazione di un sistema incentivante che premi qualità e quantità e di politiche mirate dirette a una maggiore integrazione con il “food” che deve rimanere la vera vocazione dell’azienda agricola.

L’ottica in cui muoversi secondo la confederazione è quella in cui biomasse e biogas assurgano a strumento per la salvaguardia dello stato di salute dell’azienda e quindi anche della sua attività primaria.  “Già oggi oltre 20 milioni di tonnellate di biomasse legnose sono destinate ogni anno alla produzione di energia termica, con un fatturato che supera abbondantemente i 5 miliardi di euro. E il futuro è ancora più promettente: perché ogni 10 mila litri di gasolio che sostituiamo con interventi di efficienza energetica e l’uso di combustibili legnosi prodotti “in loco”, lasciamo sul territorio 10mila €/anno a sostegno dell’economia locale. Quanto al biogas, oggi sta vivendo un momento di grande espansione: solo fra il 2010 e il 2011 gli impianti in Italia sono quasi raddoppiati, passando da 273 a 521, con un aumento del 91 per cento”. A fornire il contributo più sostanzioso è stato finora il Centro-Nord, in particolare la Lombardia (210 impianti).