Secondo il Consorzio gli obiettivi 2020 devono essere ritoccati con la revisione del PAN. L’agricoltura potrebbe contribuire con 3 punti percentuali sui 17 assegnatici dall’Ue
In questo contesto s’inseriscono lo studio di settore presentato durante l’incontro: il rapporto Nomisma sull’agricoltura italiana “La sfida delle bioenergie – tendenze e scenari per le energie rinnovabili in agricoltura”. L’analisi costi-benefici effettuata da Nomisma sulle filiere bioenergetiche elettriche ed i diversi regimi di sostegno esistenti in Europa dimostra che il livello di incentivazione attualmente offerto dalla Tariffa Onnicomprensiva è congruo alla rischiosità dell’investimento. L’agricoltura – evidenzia il rapporto – potrebbe raggiungere una sorta di “autosufficienza energetica”, arrivando a produrre più di quanto consuma e contando nei consumi finali nazionali per il 3%, ma solo a patto che il settore riesca a mettere a frutto almeno il 50% del proprio potenziale agro energetico. “Tale contributo rappresenterebbe quasi il 20% (3 punti percentuali su 17) dell’obiettivo assegnatoci dall’Ue”.
Per venire incontro al settore promuovendo formazione, assistenza tecnica e ricerca, è stato lanciato dalla Confederazione Co.Agr.Energy. Le attività del consorzio si dedicano al sostegno di quelle aziende che, alla naturale vocazione agroalimentare, decidono di affiancare quella energetica; progetto di filiera nazionale attuato da Co.Agr.Energy, dal 2007 ad oggi, ha permesso la realizzazione di otto impianti a biogas in altrettante aziende agricole di Piemonte, Lombardia, Toscana, Umbria e Puglia, per un totale di 25 milioni di euro di investimenti, sui 36 stanziati. A breve è prevista l’apertura del cantiere dell’ultimo degli impianti in programma, in Veneto.