(Rinnovabili.it) – Si torna a parlare di energie rinnovabili e settore agricolo. Stavolta a tracciare il confine comune tra i due mondi è una voce di tutto rispetto come la Confederazione Italiana Agricoltori che, in questi giorni, ha inviato al governo un documento per la definizione dei contenuti del decreto attuativo ex Dlgs 28/2011. Le proposte, presentate dal presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi ai ministri Catania, Clini e Passera, portano l’attenzione sulla questione incentivi e sostegni economici previsti per le attività di produzione di energia elettrica da biomasse agricole e forestali.
“Il mondo agricolo – sottolinea la Cia nel documento – ha dimostrato interesse, capacità e prontezza nel saper cogliere le opportunità di integrazione e realizzazione di nuove forme di reddito aggiuntivo, rispetto alla primaria vocazione di produrre per il sistema agroalimentare, attraverso altre attività connesse, come l’agriturismo e la produzione di energia rinnovabile non solo per l’auto consumo ma anche per il mercato energetico”. Il merito va indubbiamente all’attuale sistema tariffario che secondo la Confederazione ha permesso l’avvio del settore agrienergetico per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Un impianto incentivante non esente tuttavia da punti deboli che richiedono oggi le opportune correzioni al fine di superare le distorsioni verificatesi in alcune specifiche aree del paese. Alla luce di ciò la Cia evidenzia la necessità di “promuovere impianti di piccola e media taglia che utilizzano le biomasse solide, le biomasse metanigene e i bioliquidi sostenibili di origine locale, valorizzando il ruolo delle imprese agricole, le intese di filiera e i contratti quadro”.
Nel dettaglio la Cia propone una suddivisione in classi di premialità decrescente per intervalli di potenza crescente, fino a 1 MWe. In altre parole incentivi maggiori alle classi di impianti di minore potenza. “Allo scopo di assicurare un utilizzo armonico delle risorse e delle produzioni del territorio è indispensabile – continua la Cia – valorizzare le biomasse agricole, privilegiando i residui aziendali e i sottoprodotti, con un approccio di integrazione e non di competizione. Riteniamo che una suddivisione netta nella categoria delle produzioni dedicate, dei residui e dei sottoprodotti non sia consona rispetto alla natura multifunzionale delle imprese agricole”.
Nei criteri per definire i rapporti di integrazione la Cia auspica che venga presa a modello la normativa tedesca che esprime una modalità più facilmente monitorabile e verificabile. “E’ necessario perseguire regole chiare, definite e applicabili, come dimostra anche la più recente riforma dei meccanismi incentivanti per l’energia elettrica da biomasse approvata in Germania, attraverso la promozione della integrazione regolata tra le diverse matrici agricole, forestali, agroindustriali da destinare alla produzione energetica”.