Rinnovabili • biometano Rinnovabili • biometano

Biometano e bollicine per l’acqua gassata dai rifiuti organici

Un team di ricercatori del Cnr ha dimostrato di poter trasformare i rifiuti organici in metano e anidride carbonica in forma pura per uso alimentare, attraverso un unico processo

biometano
Credit: CNR

 

 

Installato alla Montello S.p.a il primo grande impianto di riqualificazione industriale del biogas con simultanea purificazione di metano e CO2

(Rinnovabili.it) – L’Italia dell’energia circolare sta compiendo i primi passi nella produzione di biometano da rifiuti organici ma c’è già chi è pronto a portare il settore a livello successivo. Come? Associando alla produzione del carburante anche quella di gas per il settore alimentare e tagliano le emissioni in atmosfera. Succede alla Montello Spa, in provincia di Bergamo, dove è stato realizzato un innovativo impianto in grado di trasformare in un unico processo, gli scarti alimentari e vegetali in biometano e anidride carbonica pura. E se il primo è pronto a essere immesso nella rete nazionale del gas, il secondo può essere impiegato dal settore alimentare; la CO2 viene infatti utilizzata in diversi campi, a partire dalla gassificazione industriale delle bevande.

 

Primo nel suo genere in Europa, il progetto porta la firma dell’Istituto per la tecnologia delle membrane del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Itm) di Rende. In collaborazione con l’azienda Tecno Project Industriale, il team di scienziati ha messo a punto il primo impianto di digestione anaerobica su larga scala con purificazione simultanea di metano e anidride carbonica.

 

>>Leggi anche Biometano in Italia, tra impianti virtuosi e ostacoli da risolvere<<

 

La centrale pilota ha una capacità digestiva di 400mila tonnellate di biomassa all’anno e può trattare 6.250 metri cubi all’ora di biogas. Spiega John Jansen, responsabile del gruppo di ricerca sulle membrane polimeriche per la separazione di gas del Cnr-Itm “Finora non era mai stato realizzato contemporaneamente in un unico processo, obiettivo invece raggiunto con la collaborazione tra Cnr e Tecno Project Industriale. Nel processo, rifiuti organici vengono convertiti in biogas come fonte di energia rinnovabile. Allo stesso tempo, membrane – una sorta di filtri estremamente fini – separano e purificano l’anidride carbonica per successivo utilizzo”. In altre parole, “due piccioni con una fava”.

 

Il cuore tecnologico dell’impianto risiede nelle membrane di separazione e purificazione del biogas. L’innovativa metodologia permette di ottenere biometano con un grado di purezza del 96,3% in volume, quindi adatto alla rete domestica, mentre sale fino al 99,9 vol% quella dell’anidride carbonica che risulta pertanto chimicamente e microbiologicamente adatto alle applicazioni alimentari.

“Il biogas, normalmente usato come combustibile per riscaldamento o per produrre energia elettrica, – aggiunge Jansen – contiene principalmente metano e circa il 35% di CO2”. Normalmente nei processi di upgrading il biossido di carbonio separato dal gas è semplicemente rilasciato in atmosfera. Al contrario nell’impianto oggi in funzione alla Montello, la CO2 viene completamente recuperata per essere successivamente impiegataad esempio per la produzione di acqua frizzante e di bevande gassate o per il surgelamento o l’imballaggio di alimenti in atmosfera controllata, riducendo così l’uso di conservanti. L’applicazione di questa tecnologia potrebbe fornire un notevole contributo nella lotta contro i cambiamenti climatici e per un’economia più sostenibile”. La purezza chimica dei diversi flussi di processo è stata analizzata da un laboratorio certificato ed è stata confrontata con le linee guida della European Industrial Gas Association e della International Society of Beverage Technologists.

 

“Nell’impianto di Montello dove è stata eseguita la sperimentazione vengono prodotti circa 3000 m3 di metano all’ora, sufficienti per il fabbisogno di oltre 20 mila famiglie. Simultaneamente, le 7000 tonn di CO2 prodotte ogni anno, vengono ora recuperate assumendo un importante valore commerciale”, dice Elisa Esposito, del gruppo di ricerca del Cnr-Itm e principale autore dello studio. “Un vantaggio di questa tecnologia è che può essere applicata a tutti i rifiuti organici, non solo domestici ma anche provenienti da agricoltura, allevamenti e industria alimentare, per produrre ancora più energia rinnovabile e ridurre ulteriormente l’emissione di gas serra”.

 

>>leggi anche Impianti di biometano in Italia: 8 centrali alimentate a rifiuti<<