Gas for Climate aggiorna le sue previsioni sul potenziale contributo del biometano al mix energetico 2030. Italia sul podio dei grandi produttori europei assieme a Francia e Germania
Le stime sulla produzione 2030 e 2050 di biometano in Europa
(Rinnovabili.it) – Il biometano in Europa può svolgere più di un ruolo nel settore energetico. Può aiutare l’Unione ad avanzare nel suo progetto decarbonizzazione, ma è anche in grado di sostituire una parte dei consumi di gas naturale, aiutando la sicurezza e l’indipendenza energetica. Un contributo piccolo se confrontato all’attuale fame di gas, ma che acquista importanza in uno scenario avanzato di transizione energetica. Ma di quali cifre si parla? A rispondere è Gas for Climate, consorzio creato da dieci società europee di trasporto gas e due associazioni di biogas. Nel nuovo rapporto “Biomethane production potentials in the EU“, il consorzio aggiorna le proprie previsioni 2030 a partire dal rinnovato impegno del REPowerEu e degli ultimi progressi tecnologici.
Il piano presentato dalla Commissione europea questa primavera ha fissato per il comparto un obiettivo di 35 miliardi di metri cubi da raggiungere entro la fine del decennio. Un target ambizioso se si considera che, attualmente, nell’UE-27 si producono solo 3 miliardi di metri cubi di biometano e 15 miliardi di metri cubi di biogas.
Ma Gas for Climate osa di più. E prevede che entro il 2030 il Blocco possa arrivare produrre fino a 41 miliardi di metri cubi di biometano e 151 miliardi di metri cubi nel 2050. A titolo di confronto, nel 2020 l’UE ha impiegato circa 400 miliardi di metri cubi di gas fossile, di cui 155 miliardi di metri cubi importati dalla Russia.
Scomposizione del potenziale
Il report stima l’esistenza di un potenziale da 38 miliardi di metri cubi di gas ottenibili tramite digestione anaerobica nel 2030 per l’UE-27, che potrebbe salire fino a 91 miliardi nel 2050. I primi 5 paesi produttori in questo campo sia nel 2030 che nel 2050 includono costantemente Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna. Le principali materie prime per raggiungere questi valori sono il letame, i residui agricoli e la rotazione colturale. Gli autori prevedono anche un potenziale di gassificazione termica di 9 miliardi di metri cubi per l’UE-27 nel 2030, che aumenterà a 60 miliardi di metri cubi nel 2050. La top five dei produttori include in questo caso Francia, Germania, Spagna, Svezia e Italia.