Pubblicato il report sull’uso delle biomasse forestali per la produzione di energia
(Rinnovabili.it) – Le bioenergie sono al centro di due delle principali crisi ambientali del 21° secolo: la perdita di biodiversità e le emergenze climatiche. Le biomasse forestale possiedono il potenziale per fornire parte della soluzione a entrambe le crisi, ma solo quando prodotte in modo sostenibile e utilizzate in maniera efficiente. A sottolinearlo è oggi un nuovo rapporto del Centro Comune di Ricerche alle prese con una sfida non da poco: stabilire se legna e simili possano davvero rientrare nella ricetta sostenibile dell’Unione europea per la transizione ecologica. Gli autori mettono subito in chiaro un punto: la questione è “complessa” e “senza risposte valide per tutti”. Eppure, aggiungono, esistono strategie in grado di ottenere un doppio beneficio, sul fronte climatico e della biodiversità. Così come ne esistono altre in grado di danneggiare entrambi i settori.
Nel rapporto, gli esperti del CCR hanno ricostruito i flussi di biomassa legnosa nell’UE, evidenziando un divario tra fonti dichiarate e quantità impiegate dall’industria del legno e dal settore energetico; gap quasi esclusivamente attribuibile al secondo. Entrando nel dettaglio, il 49% della produzione di energia da fonti forestali si basa sulla biomassa legnosa secondaria, ossia sottoprodotti industriali e legno recuperato post-consumo; un 20% è legato invece all’impiego di legna di fusto, compresi i fusti di boschi cedui, mentre un 17% arriva dalle cime degli alberi e dai rami (entrambi etichettati come biomassa legnosa primaria); il restante 14% è di origine sconosciuta.
L’incognita “naturale”
Un aspetto importante sottolineato dagli autori, è il ruolo delle perturbazioni naturali – come tempeste, siccità o insetti infestati – nell’approvvigionamento di legname nell’UE. In caso di danni, il legno viene spesso recuperato, pratica che negli ultimi anni ha portato ad un temporaneo aumento dell’offerta di biomassa forestale primaria al mercato. “I disturbi naturali tendono a forzare l’immissione sul mercato di quantità significative di legno in un tempo molto breve, il che potrebbe ridurne i prezzi e convertire i flussi del legname in energia”, spiega Gediminas Jasinevičius del CCR. Solo nel 2018, questi fattori hanno portato la raccolta annuale alla quota record di 100 milioni di metri cubi.
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Un occhio più vigile
“È della massima importanza – aggiunge il collega Ragnar Jonsson – migliorare la disponibilità e la qualità dei dati riguardanti l’economia del settore forestale, in particolare l’uso energetico del legno, in modo da consentire le analisi necessarie a salvaguardare un uso delle risorse sostenibile e resiliente”. Gli scienziati suggeriscono che la situazione potrebbe potenzialmente migliorare con una rendicontazione più armonizzata da parte dei paesi. “Esistono numerosi sistemi di reporting […] che forniscono dati utilizzando unità e livelli di aggregazione differenti”, ha affermato lo scienziato del CCR Nicolas Robert. Gli autori sono anche convinti che le nuove tecnologie satellitari, combinate con i dati a terra, possano migliorare sostanzialmente la conoscenza della distribuzione spaziale e della dinamica della biomassa forestale. “E quindi valutare meglio le risorse di biomassa forestale attualmente disponibili”.
La salute dei nostri polmoni verdi
Una delle questioni più importanti da prendere in considerazione è lo stato di salute dei boschi e delle foreste europee. La relazione ricorda che attualmente, insieme a segnali positivi come l’espansione della superficie forestale dell’UE e lo stock di carbonio forestale in crescita, se ne registrano anche di negativi. Questi ecosistemi risentono di una serie di pressioni naturali e provocate dall’uomo: un 47% del suolo forestale è vulnerabile a tre o più fattori di degrado quali acidificazione, eutrofizzazione, siccità, riscaldamento, perdita di copertura arborea; per un buon 20% i fattori di degrado possono anche essere 4 o più.
Il documento valuta tre pratiche di gestione forestale associate alla domanda di biomassa per l’energia, confrontando i diversi impatti sia sulla biodiversità che sui cambiamenti climatici.