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Abu Dhabi: dall’acquacoltura ai biofuel, nasce la fattoria dell’energia

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(Rinnovabili.it) – Dal mare alle vasche di acquacoltura, per passare attraverso il filtraggio delle piante alofite, nutrire le mangrovie e ritornare quindi di nuovo in mare. E’ un circolo quasi perfetto quello che compie l’acqua all’interno dell’innovativa fattoria bioenergetica realizzata nel deserto di Abu Dhabi. Il progetto, denominato Integrated Seawater Energy and Agriculture System, mira creare un sistema di produzione di biofuel adattabile alle condizioni ostili di una terra che offre per lo più sabbia, acqua salta e sole. A portarlo avanti è il Consorzio di Ricerca sulla Bioenergia sostenibile SBRC, composto da un gruppo nutrito di aziende internazionali: Boeing, Etihad Airways, UOP Honeywell, General Electric, Safran e  Takreer, sotto la guida scientifica del Masdar Institute of Science and Technology, hanno lavorato per ben cinque anni sulla teoria e le tecnologie necessarie al perfetto funzionamento della loro fattoria. Ora l’impianto pilota è pronto e in piena funzione.

 

La struttura pompa l’acqua di mare in alcune vasche contenenti pesci e gamberetti; i reflui dell’ittiocoltura , ricchi di nutrienti, sono impiegati per irrigare alcune piante alofite, specie vegetali particolarmente resistenti alla salinità, che hanno il compito di ripulire l’acqua prima che venga drenata in una zona umida contenente delle mangrovie e quindi tornare in mare.

 

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L’idea è quella di impiegare la biomassa vegetale di queste due piante per la produzione di biofuel, ottimizzando e sincronizzando i cicli di crescita. E soprattutto rendere l’intero processo energeticamente  autosufficiente. Per questo l’elettricità necessaria per pompare l’acqua è fornita da un impianto fotovoltaico. “Negli ultimi cinque anni ci siamo presi cura del lato scientifico del progetto”, spiega Darrin Morgan, direttore del programma biocarburanti sostenibili di Boeing. “Ora abbiamo deciso di prendere tutti questi studi, calcoli del ciclo di vita, prestazioni e  analisi, e metterli alla prova”. L’obiettivo dell’impianto pilota (2 ettari in tutto) – inaugurato il 6 marzo – è quello di individuare e appianare eventuali problemi economici o ambientali prima che il sistema integrato sia pronto per la produzione su scala. L’energia necessaria viene da energia solare. “La struttura è off-grid ed autosufficiente. A scala commerciale, ci aspettiamo che questi sistemi siano in luoghi, nelle economie in via di sviluppo, senza reti elettriche robuste. Quindi stiamo partendo con questo in mente “, conclude Morgan.

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