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Berlino pagherà le centrali a carbone per non lavorare

Berlino pagherà le centrali a carbone per non lavorare

 

(Rinnovabili.it) – Alla fine in Germania l’industria del carbone ha vinto ancora. Da una parte l’annuncio del governo, che ieri ha promesso di chiudere le 5 più vecchie centrali a lignite del Paese, sembra una conquista. Dall’altra, però, è un compromesso piuttosto ingombrante, dato che per portare a termine questa operazione ha dovuto concedere la costituzione di una capacity reserve. Ad essa possono accendere gli impianti che, nel futuro, entreranno in difficoltà perché gli verrà chiesto di ridurre la produzione. Il meccanismo del capacity payment è questo: soldi alle centrali più inquinanti per la potenza che potrebbero mettere a disposizione qualora la produzione delle rinnovabili fosse troppo irregolare, al fine di dare “sicurezza” al sistema. Un contributo dato dallo Stato (quindi dai contribuenti) alle compagnie fossili, per compensare i “danni” subìti a causa dello sviluppo delle energie pulite, fonti intermittenti e non perfettamente prevedibili.

 

Berlino pagherà le centrali a carbone per non lavorare -

 

«Abbiamo bisogno di una capacity reserve sul mercato dell’energia in caso ci siano carenze dovute al passaggio alle fonti rinnovabili», ha dichiarato infatti Sigmar Gabriel, il Ministro dell’Economia del governo Merkel. Fino a ieri si batteva l’imposizione di una tassa sulla CO2 emessa, sopra una certa soglia, dalle centrali a carbone più inquinanti. Ma poi è tornato all’ovile, perché privo di un appoggio nel partito, tutto schiacciato sulle posizioni della lobby fossile con i sindacati a corredo. Migliaia di impiegati nel settore hanno manifestato a Berlino ad aprile, per protestare contro i piani dell’esecutivo. I sindacati hanno detto che le misure potrebbero mettere a rischio 100 mila posti di lavoro. Così, invece di pagare, gli impianti a lignite verranno finanziati.

 

Una sorta di aiuti di Stato all’industria del carbone, che però a Berlino accettano di buon grado, sia Angela Merkel che i suoi due partner nella coalizione di governo. Un portavoce del ministero dell’economia ha detto che la decisione potrebbe consentire alla Germania di raggiungere l’obiettivo di taglio delle emissioni del 40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. Il target è molto più ambizioso di quello definito a livello europeo, che prevede la stessa riduzione, ma entro il 2030.

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