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Dall’Australia la batteria termica che promette risparmio ed ecologia

Si chiama TED ed è il primo sistema di stoccaggio a base di PMC a raggiungere il mercato

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Batteria termica con materiali a cambiamenti di fase, dal laboratorio alla realtà

(Rinnovabili.it) – Potrebbe essere l’Australia la casa della prima batteria termica in grado di raggiungere il mercato. A prometterla è CCT Energy Storage, una società di Adelaide attiva dal 2011 e oggi in accordo con alcuni gruppi industriali per la distribuzione del suo TED, acronimo Thermal Energy Device. TED è un’unità d’accumulo modulare in grado di stoccare elettricità sotto forma di energia termica.

Stando alle informazioni riferite dalla stessa società il dispositivo utilizza l’elettricità per riscaldare un materiale a cambiamento di fase o PMC a base di silicio in una camera isolata. Il PMC funziona come un accumulatore di calore latente, che sfrutta il fenomeno della transizione di fase per assorbire il flusso energetico in entrata, immagazzinandolo e mantenendo costante la propria temperatura. Il problema principale con questi materiali è che richiedono forti sistemi di isolamento termico e la cessione del calore durante il passaggio di fase è difficile da controllare, rischiando così di perdere velocemente quanto accumulato. Basti pensare che il punto di fusione del silicio è oltre i 1.400 ° C.

 

L’azienda australiana è tuttavia convinta d’aver trovato un sistema valido per mantenere il tutto e, a differenza di altre tipologie di batterie simili studiate sino a oggi, TED impiegherebbe un motore termico per estrarre l’energia quando richiesta. Il processo non premia certo l’efficienza ma per gli sviluppatori potrebbe competere con le attuali batterie al litio.

 

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Un’unità base, spiegano alla CCT, entrerebbe in uno spazio di 6 metri quadrati e avrebbe una capacità di 1,2 MWh. La modularità con cui è stata disegnata la batteria termica permette di scalare le applicazioni da un impianto di 5 kW in su.

 

I vantaggi? Un ciclo di vita più lungo, come spiega a NewAtals il CEO di CCT, Serge Bondarenko. “Il silicio fuso non si degrada come fa il litio. Questo è un processo chimico, il nostro è semplicemente cambiamento di fase con il calore: sembra addirittura che il silicio migliori dopo ogni ciclo e se è necessario smantellare un dispositivo TED, è riciclabile al 100%”. Altro aspetto su cui l’azienda punta è la competitività economica: il prodotto dovrebbe costare circa il 60-80 percento del prezzo che si pagherebbe per una soluzione equivalente agli ioni di litio

La società ha siglato un accordo iniziale per fornire la batteria termica a Stillmark Telecommunications e al gruppo MIBA, che avrà diritti esclusivi per produrre e vendere la tecnologia in Danimarca, Svezia e Paesi Bassi.