(Rinnovabili.it) – Con l’estate arrivano ben 160 milioni di euro destinati ai combustibili fossili. Un rimborso o regalo alle aziende inquinanti? Se lo chiede assoRinnovabili, l’Associazione riunisce e rappresenta i produttori dei produttori, dell’industria e dei servizi per le energie rinnovabili all’indomani della pubblicazione di due delibere dell’Autorità per l’energia e il Gas. I provvedimenti in questione danno seguito a disposizioni approvate dal Governo nel 2010, fissando i rimborsi ai cosiddetti “nuovi entranti” italiani nel mercato del carbonio europeo o ETS (Emission Trading Scheme).
Rimborsi che secondo assoRinnovabili “rappresentano un regalo alle fonti fossili inquinanti” rivelando inevitabilmente le falle del sistema di scambio europeo al punto da renderlo non solo inefficace ma addirittura controproducente. A beneficiare del compenso saranno tutte imprese, che dopo aver acquisto i certificati di emissione che permettevano loro di “inquinare a norma di legge”, ora “vengono premiate con un rimborso pro-quota”; e tra le aziende in lista, appare anche l’Ilva al cui impianto spettano ben 3 milioni di euro.
“Assistiamo a una liberalità ingiustificata a favore delle fonti inquinanti – commenta Agostino Re Rebaudengo, Presidente assoRinnovabili – perché proprio mentre si criticano le rinnovabili e i presunti costi per il loro sviluppo determinando lo stop agli incentivi e l’estensione della Robin Tax, si distribuiscono 160 milioni di euro di contributi pubblici in favore dei combustibili fossili. E’ tempo che l’Italia assuma posizioni chiare e coerenti per definire un prezzo minimo della CO2, si batta per diminuire le emissioni autorizzate e termini di dare contributi a favore delle fonti fossili”.
Per l’associazione è necessario ora più che mai riforme che eliminino contributi distorsivi come quelli determinati dalle delibere dello scorso 26 luglio. “Guardando agli obiettivi 2030 le fonti fossili e quelle rinnovabili potranno essere in reale competizione e in assenza d’incentivi, solo se le fonti fossili saranno davvero chiamate a pagare i costi derivanti dalle esternalità per l’ambiente e la salute”.