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Anev: basta a tagli retroattivi alle fonti rinnovabili

L’associazione dell’eolico italiano si unisce al coro di quanti stanno denunciando il serio rischio di collasso per il settore delle green energy

Anev: basta a tagli retroattivi alle fonti rinnovabili(Rinnovabili.it) – Ancora polemiche da parte del settore delle rinnovabili italiane sulla politica attuata dal Governo Renzi in fatto di energie verdi. Gli ultimi provvedimenti hanno infatti scosso il comparto, alle prese oggi con misure retroattive e pesanti tagli. Elementi che stanno minando il futuro del settore come spiega ANEV che denuncia oggi il serio rischio di collasso per le green energy nostrane. Come spiega l’associazione, alle nuove norme governative si aggiungano in questi giorni anche gli attacchi di Italia Nostra e Amici della Terra, “che hanno usato toni  ed argomenti tali da sollevare seri dubbi sul fatto che gli interessi che si propongono di difendere siano quelli dell’ambiente”. Attacchi a cui mancherebbe obiettività, spiega l’associazione del vento. “Basti infatti ricordare che negli ultimi 3 anni le Rinnovabili differenti dal FV, hanno già visto la riduzione degli incentivi RETROATTIVAMENTE per oltre il 35% dei Certificati Verdi (22% del taglio dei Certificati Verdi dal 2011, l’imposizione dell’IMU, l’applicazione della Robin Hood Tax pari al 6,5% degli utili, gli oneri per il funzionamento del GSE  0,5 €/cent per kWh, gli oneri di sbilanciamento)”.

 

Le affermazioni dell’Anev seguono solo di qualche giorno quelle di assoRinnovabili che ha voluto scrivere ha scritto all’ANCI (Associazione Nazionali Comuni Italiani), a Coldiretti, a Confagricoltura e a Federfondiaria. Il contenuto della missiva? Chiedere un supporto nelle azioni che avvierà per impedire la conversione in legge del decreto spalma incentivi. Aggiungendosi a una serie di provvedimenti di natura normativa, fiscale e regolatoria che nell’ultimo anno e mezzo hanno già eroso in modo considerevole i ricavi dei produttori di energia da fonte fotovoltaica – ricorda il presidente Re Rebaudengo -, la norma, qualora fosse convertita in legge, renderebbe molto probabile il rischio di numerosi default aziendali”.