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Allarme nucleare francese: le bollette italiane ne risentiranno

I problemi tecnici riscontrati in 12 reattori forniscono un quadro “molto preoccupante”. E a farne le spese saranno anche gli italiani

L’allarme sul nucleare francese aumenterà le bollette italiane

 

 

(Rinnovabili.it) – La campagna di controllo dei reattori francesi condotta dalla Autorità per la Sicurezza nucleare nazionale non è ancora finita ma ha già rilasciato un verdetto severo: “la situazione è molto preoccupante”. A dirlo è lo stesso presidente dell’Authority, Pierre-Franck Chevet in un’intervista esclusiva a ‘Le Figaro’, alzando il velo su un problema allarmante. I controlli sono iniziati la scorsa primavera con la scoperta di un difetto nel serbatoio del reattore EPR della centrale di Flamanville. L’impianto, di proprietà di EDF, è ancora in fase di costruzione e a regime sarebbe il secondo reattore al mondo realizzato con la tecnologia ad acqua pressurizzata.

 

Ma la scoperta di microfratture e un eccesso di carbonio nell’acciaio della vasca che contiene il nocciolo, ha fatto suonare parecchi campanelli d’allarme. L’Agenzia è risalita alla Creusot, la fonderia produttrice di quello che in gergo viene chiamato vessel, e uno dei principali fabbricanti al mondo di queste vasche, scoprendo come il difetto della centrale di Flamanville fosse solo la punta dell’iceberg. Dalle indagini è emerso infatti l’esistenza di 400 dossier volontariamente nascosti al cliente e all’Asn, e riguardanti anomalie e documenti di fabbricazione falsificati.

 

E così da settembre a oggi sono stati chiusi – o lo saranno a breve – ben 12 reattori per permettere al proprietario, EDF, di condurre ulteriori controlli. “Abbiamo ricevuto lo scorso fine settimana un fascicolo completo per ciascuno dei reattori, e ci vorrà circa un mese per valutare i test e dare, o no, l’ok per riavviare gli impianti”, ha spiegato Chevet. A ciò se ne devono sommare altri nove, attualmente fermi per normali procedure di manutenzione.

Se tutto dovesse seguire i tempi concordati, le centrali potrebbero tornare operative entro un mese e raggiungere il pieno potere a gennaio 2017. Che vuol dire questo per un paese che basa oltre il 70 per cento del suo fabbisogno energetico sull’atomo? Che fino all’inizio del prossimo anno, dovranno essere attive delle contromisure che permettano al Paese di far fronte ai picchi di domanda elettrica tipici dell’inverno. Il ministro dell’Ambiente e dell’Energia, Ségolène Royal, tuttavia, ha assicurato che la Francia non soffrirà di povertà energetica. Per uno dei più grandi esportatori al mondo di elettricità, si attende una, seppure breve, inversione di ruolo.

 

Per garantire la continuità nell’approvigionamento energetico la Francia dovrà aumentare le importazioni dai vicini, quindi da Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Germania, Svizzera e Italia. La situazione avrà dunque degli effetti anche sul mercato energetico italiano. Il problema non è legato specificatamente alla quota parte di energia nucleare  di cui dovremo fare a meno (appena l’1,5% del totale se si considera il mix medio energetico nazionale), quanto piuttosto alle dinamiche domanda e offerta che regolano i prezzi energetici.

 

Secondo i dati del GME ad ottobre il prezzo medio di acquisto dell’energia elettrica, il cosiddetto PUN, è schizzato in alto, raggiungendo i 53,08 euro il MWh. L’aumento è di oltre il 23% sul mese di settembre e potrebbe non arrestarsi qui. Il motivo è semplice: la domanda francese è aumenta con la chiusura dei reattori, ed è cresciuto di conseguenza anche il prezzo dell’energia francese, tradizionalmente basso. A cascata è aumentato anche quello italiano (e non solo), anche sotto la spinta di un export nazionale in crescita. La prima conseguenza tangibile sarà un rincaro nelle bollette degli italiani a partire dalla fine di dicembre. Secondo l’AEEGISI, il “problema francese” produrrà un sovraccosto che potrebbe addirittura superare il miliardo di euro. A cui, per molti italiani purtroppo, si aggiungeranno i rincari previsti con la riforma della bolletta.