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UE, superpotenza mondiale delle batterie? Ancora troppi problemi

superpotenza mondiale delle batterie
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La nuova relazione della Corte dei Conti europea

(Rinnovabili.it) – L’Unione europea è sulla buona strada per diventare una superpotenza mondiale delle batterie? Non ancora. Nonostante il grande slancio del 2018, quando la Commissione europea definì per la prima volta un piano d’azione strategico sulle batterie, promuovendo progetti e investimenti, oggi la situazione rimane estremamente complessa e incerta. Al punto che, nello scenario peggiore,  se non dovesse riuscire ad aumentare a sufficienza la propria capacità produttiva, potrebbe dover rimandare lo stop ai veicoli con motori endotermici fissato al 2035. Oppure, in alternativa, aumentare ancora di più la propria dipendenza dall’estero. A lanciare l’allarme è la Corte dei Conti europea dopo aver passato al setaccio la politica comunitaria.

Perché l’UE rischia di non diventare una superpotenza mondiale delle batterie?

Diversi i problemi minano l’industria Ue dell’energy storage, a cominciare da quelli prettamente economici.

Tra il 2014 e il 2020, il comparto ha ricevuto almeno 1,7 miliardi di euro di sovvenzioni e garanzie sui prestiti UE. Ma nel conto totale vanno considerati anche i quasi 6 miliardi di aiuti di Stato autorizzati tra il 2019 e il 2021 principalmente in Germania, Francia ed Italia. Ad oggi tuttavia l’esecutivo UE non dispone del quadro d’insieme di tutto il sostegno pubblico offerto al settore, complicando nella pratica la capacità di coordinamento o di sostegno.

Il rischio più probabile dal lato finanziario è che l’industria dello storage preferisca investire fuori dal Vecchio Continente, lì dove può contare su generosi aiuti. È quanto, in parte, si sta già verificando a causa dell’IRA degli Stati Uniti, altra superpotenza mondiale nelle batterie. L’atto sta richiamando in America le industrie grazie a sovvenzioni  dirette sia per la produzione di minerali e accumulatori, che per l’acquisto di veicoli elettrici “Made in US”.

Materie prime, tra rincari e dipendenze

Ma l’ostacolo principale rimangono le materie prime, sia sul fronte dell’approvvigionamento che dei costi. Oggi l’UE dipende fortemente dalle importazioni di litio, manganese, cobalto e grafite e sebbene disponga di diverse riserve minerarie, tra la scoperta e la produzione servono almeno 12-16 anni. Nel frattempo il prezzo delle materie prime è lievitato. Alla fine del 2020, il costo di un pacco batterie (200 euro per kWh) era più che raddoppiato rispetto all’importo programmato. 

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Per le batterie, l’UE non deve finire nella stessa posizione di dipendenza in cui si è trovata per il gas naturale; in gioco c’è la sua sovranità economica” ha dichiarato Annemie Turtelboom, il Membro della Corte responsabile dell’audit. “Programmando lo stop alla vendita di auto nuove a benzina e diesel per il 2035, l’UE sta puntando molto sulle batterie. Ma potrebbe partire svantaggiata in termini di accesso alle materie prime, interesse degli investitori e costi”.

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