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Ue, le batterie cinesi saranno il gas russo di domani?

batterie cinesi
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Come contrastare l’avanzata delle batterie cinesi sul mercato europeo

(Rinnovabili.it) – La dipendenza energetica dell’Unione europea dell’estero non riguarda solo le fossili. Se la crisi del 2022 ha rapidamente aperto gli occhi dei Ventisette sullo strapotere acquistato dalla Russia sui rifornimenti di gas e sulla sicurezza energetica in generale, la transizione ecologica ha evidenziato un’altra debolezza: la maggior parte delle tecnologie pulite o dei materiali necessari per la loro fabbricazione arrivano dalla Cina. Dai pannelli solari alle batterie a ioni di litio. Questa concentrazione delle catene di fornitura non è una novità e sono diverse le potenze economiche a livello mondiale impegnate oggi a rilocalizzare la produzione in patria.

Rilocalizzazione delle fabbriche

La fabbricazione interna permetterebbe di diversificare le catene del valore, rafforzare il consenso politico e creare più valore locale. Ma implicherebbe anche replicare le attuali supply chain globali, snelle ed efficienti, compito di non veloce attuazione. Senza contare che i costi operativi e di costruzione delle fabbriche variano considerevolmente da una regione all’altra, così come la disponibilità di attrezzature produttive, materiali, manodopera qualificata e finanziamenti governativi.

Le contromisure prese sino ad oggi da Bruxelles – CRM Act, Piano Industriale Green Deal, ecc. –  sembrano non bastare. E i leader nazionali non nascondono la loro preoccupazione, soprattutto ora che l’IRA statunitense sta catalizzando gli investimenti occidentali. Secondo un documento Ue visto in anteprima dall’agenzia stampa Reuters, c’è il rischio che entro il 2030 l’Unione possa diventare dipendente dalle fuel cell e dalle batterie cinesi come lo era prima dello scoppio della guerra in Ucraina dal gas naturale russo.

Il vertice spagnolo

Il testo costituirà la base delle discussioni sulla sicurezza economica europea durante l’incontro dei Ventisette a Granada, in Spagna, il prossimo 5 ottobre. E mette in evidenza la grande necessità di flessibilità per il sistema energetico comunitario. “Ciò farà salire alle stelle la nostra domanda di batterie agli ioni di litio, celle a combustibile ed elettrolizzatori, che si prevede si moltiplicherà tra 10 e 30 volte nei prossimi anni”, si legge nel documento redatto dalla presidenza spagnola del Consiglio e visionato dalla Reuters.

Celle a combustibile e batterie cinesi hanno già conquistato un’ampia fetta del mercato europeo, mentre l’Unione sta ancora cercando di capire come recuperare le materie prime strategiche e mantenere l’appeal nei confronti dei grandi investitori e sviluppatori di gigafactory. Secondo gli autori del documento “senza l’attuazione di misure forti, entro il 2030 l’ecosistema energetico europeo potrebbe mostrare una dipendenza dalla Cina di natura diversa, ma con una gravità simile, rispetto a quella che aveva nei confronti della Russia prima dell’invasione dell’Ucraina”. Uno scenario non troppo dissimile potrebbe verificarsi anche in ambito digitale con sensori, droni, server di dati.

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