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Sistemi di accumulo in Italia, attivi oltre 50mila per 405MWh

In crescita le installazioni di energy storage sul suolo nazionale. Nel 99,9% dei casi si tratta di sistemi accoppiati al fotovoltaico e per lo più di taglia residenziale. La tecnologia predominante? Quella a ioni di litio

Sistemi di accumulo in Italia
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 Pubblicato l’aggiornamento dell’Osservatorio Sistemi di accumulo in Italia

(Rinnovabili.it) – Nuovo balzo in avanti per i sistemi di accumulo in Italia. Il superbonus 110% ha impresso un’accelerazione al trend delle installazioni domestiche permettendo all’energy storage nazionale di crescere del 61% dal primo al secondo trimestre 2021. Una buona performance anche se la maggior parte degli impianti di stoccaggio energetico appartengono tutt’oggi alla classe residenziale. 

Il dato arriva dall’Osservatorio Sistemi di Accumulo di Anie Federazione che regolarmente analizza le informazioni del sistema Gaudì di Terna, per scattare una fotografia puntale del comparto. Lo strumento dell’operatore di rete consente, infatti, di comunicare tutti i dati anagrafici e tecnici degli impianti e delle unità di produzione, rilevanti e non rilevanti, seguendone il processo di qualificazione. 

L’apporto dell’accumulo elettrochimico

Ne emerge così che le installazioni di energy storage in Italia, registrate dal sistema, hanno continuato a crescere su tutti i fronti dall’inizio dell’anno. E, al 30 giugno 2021, risultavano installati ben 50.442 sistemi di accumulo elettrochimico, per una potenza cumulata di 252 MW e una capacità massima di stoccaggio pari a 405 MWh.

Questi impianti possono essere divisi sommariamente in due classi: 

  • elettrochimico distribuito, ossia piccole taglie localizzate in più punti del territorio e allacciate alla rete di distribuzione. Questa classe fa la parte del leone con 250 MW/402 MWh; 
  • elettrochimico centralizzato, sistemi di grandi taglia allacciati direttamente alla rete di trasmissione elettrica. La classe vanta solo 2 MW/3MWh.

A ciò si aggiunge l’elettrochimico di Terna per altri 60 MW di potenza e 250 MWh di capacità. E il “pompaggio centralizzato”, ovvero centrali idroelettriche a ciclo chiuso connesse alla rete di trasmissione, che forniscono attualmente 7,3 GW e 3,3 GWh. Escludendo le centrali di Terna e i pompaggi, il dato restante offre il vero trend dell’accumulo in Italia. Permettendo anche di calcolare lo sforzo che il Belpaese dovrà compiere per raggiungere gli obiettivi 2030.

Lombardia regina dell’energy storage italiano

Analizzando questi numeri nel dettaglio, si scopre che il 99,9% dei 50.442 sistemi sopracitati è abbinato ad un impianto fotovoltaico. Si tratta, nella quasi totalità dei casi, di installazioni di piccola taglia. Per lo più sistemi di capacità inferiore o uguale ai 5 kWh (39,5%) o compresi nel range tra 5 kWh e 10 kWh (41,3%). 

La tecnologia numero uno è ovviamente quella delle batterie a ioni di litio che domina il 97% dei sistemi di energy storage in Italia. Seguono le batterie al piombo (2,7%), quelle a volano (0,1%) e i supercondensatori (0,1%). Decisamente più contenuto, ma comunque presente, l’apporto di tecnologie come le batterie Z.E.B.R.A (costituite da celle sodio-nickel cloruro). Così come quelle a flusso polisolfuro-bromuro, a nichel-idruri, a nichel-cadmio e i sistemi ad aria compressa.

Spostando l’analisi a livello territoriale, la regione Lombardia si conferma la prima in Italia per sistemi d’accumulo energetico installati (14.379 per 63 MW/107 MWh). Seguono in classifica il Veneto (8.232 per 39 MW/68 MWh), l’Emilia Romagna (5.309 per 28 MW/44 MWh) e il Piemonte (3.683 per 27 MW/37 MWh).

Come incrementare i grandi sistemi di accumulo in Italia

I sistemi di accumulo di media/grande taglia stentano a decollare. Oggi in Italia si contano appena 5 installazioni. Ecco perchè la federazione raccomanda alcuni azioni con cui sostenere il mercato.

  • Visibilità sulle diverse fasi che porteranno alla riforma del mercato dei servizi di dispacciamento (MSD). Ed auspica che ARERA ne pubblichi un cronoprogramma, anche perché gli interventi regolatori impatteranno sui contratti tra gli shareholders di mercato.
  • Un supporto economico così come previsto nello schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva (UE) 2019/944 relativa al mercato interno dell’energia elettrica, anche laddove è previsto l’accoppiamento alle fonti rinnovabili, come da decreto legislativo per il recepimento della direttiva (UE) 2018/2001 relativa alle fonti rinnovabili, al fine di massimizzare l’utilizzo dell’energia green, di favorirne l’integrazione nei mercati dell’energia elettrica e dei servizi ancillari, e di assicurare la maggiore flessibilità del sistema.
  • Un’evoluzione del mercato per la remunerazione della disponibilità di capacità produttiva (cosiddetto Capacity Market) che lo renda più in grado di sostenere economicamente il fabbisogno di accumulo del sistema elettrico italiano.

È doveroso sottolineare – scrive Anie – che siamo ben lontani dagli obiettivi fissati dal PNIEC al 2023 con 1.000 MW di storage centralizzato, suddivisi tra elettrochimico e pompaggio: abbiamo raggiunto lo 0,5% dell’obiettivo”.