L’iter del regolamento UE sulle batterie si dovrebbe concludere nel 2023
(Rinnovabili.it) – Entro l’autunno la Commissione europea presenterà la sua proposta di un nuovo regolamento UE sulle batterie. Un testo molto ambizioso, dice senza mezzi termini in un’intervista al portale Euractiv Maroš Šefčovič, vice-presidente dell’esecutivo europeo. Perché introdurrà “requisiti obbligatori per le batterie più ecologiche, sicure e sostenibili su questo pianeta”.
Le nuove norme riguarderanno sia le batterie prodotte in Europa che quelle d’importazione. Evitando in questo modo i problemi già riscontrati con altre politiche, su tutti la minaccia della delocalizzazione degli impianti europei in zone con meno restrizioni. Il nuovo regolamento UE sulle batterie cercherà inoltre di garantire che quelle prodotte in Europa utilizzino materie prime tracciabili. E seguano norme rigorose sia per gli standard ambientali sia per quelli delle condizioni lavorative all’interno del segmento produttivo.
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La tempistica è piuttosto stretta. Si parla di un iter che si dovrebbe concludere nel 2023. Accelerato dalla presidenza tedesca di turno, che ha preso in carico il dossier e vuole sfruttare questo semestre per metterlo sui binari giusti. Urgenza che è tutta legata alle prospettive di crescita più che rosee della mobilità elettrica.
Un recente rapporto di Transport & Environment metteva in luce come nel 2020 le auto elettriche (ibride plug-in e full electric) siano destinate a triplicare la loro quota di mercato nell’Unione Europe. Trainate dagli effetti delle norme comunitarie che hanno introdotto standard emissivi per i produttori. Nel 2021 le auto elettriche vendute saranno il 15% del totale, +50% rispetto a quest’anno.
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E così anche il nuovo regolamento UE sulle batterie diventa uno strumento di pressione. Che Bruxelles usa con i partner internazionali per spingere verso politiche climatiche più uniformi. La normativa infatti introdurrà un “passaporto della batteria” con il tracciamento integrale dei materiali impiegati nella fase produttiva. E i paesi extra UE che non si adegueranno agli standard del vecchio continente? Per loro si pensa all’imposizione di una carbon border tax ad hoc.