La prima biobatteria batterica “plug-and-play”
(Rinnovabili.it) – Il professor Seokheun Choi della Binghamton University, negli Stati Uniti, lavora da anni sulle biobatterie batteriche. Insieme al suo team di ingegneri ha creato una lunga serie di dispositivi a base di carta o stoffa, capaci di generare e accumulare elettricità attraverso il lavoro dei microrganismi. Elementi funzionali, semplici e tascabili, pensati soprattutto per alimentare l’Internet delle cose. Uno dei problemi principali delle soluzioni create? La breve durata: le unità fornivano energia per non più di qualche ora.
Oggi, in un nuovo studio pubblicato sul Journal of Power Sources, Choi e i suoi collaboratori mostrano d’aver trovato una soluzione. Il gruppo ha creato, infatti, una biobatteria batteria “plug-and-play” che dura per settimane.
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Il segreto del successo è nel design. Gli scienziati hanno impilato in tre camere verticali separate, specie diverse di microrganismi: in alto batteri fotosintetici che ricavano la loro energia dalla luce solare, producendo molecole organiche destinate agli strati inferiori. I batteri della camera bassa sono quelli che generano elettricità nutrendosi di tali molecole e di altri nutrienti generati dai batteri nello strato intermedio. Il tutto all’interno di un sistema ampio solo 3 centimetri quadrati.
“Con l’avanzare dell’intelligenza artificiale avremo un numero enorme di dispositivi smart, standalone e sempre attivi su piattaforme estremamente piccole. Come alimentare questi dispositivi miniaturizzati?”, ha commentato Choi. “Le applicazioni più impegnative saranno quelle distribuite in ambienti remoti ed isolati. Non possiamo andare lì per sostituire le batterie, quindi abbiamo bisogno di raccoglitori di energia miniaturizzati”.
L’attuale versione della biobatteria batterica non genera grandi quantità di elettricità, ma i ricercatori affermano che la produzione potrebbe essere aumentata aggiungendo più unità e riconfigurandole in vari modi a seconda dell’uscita elettrica. Choi ha spiegato che il lavoro sulle versioni future si concentrerà sul renderle in grado di galleggiare sull’acqua e di autorigenerarsi se danneggiate.