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Batterie nichel-idrogeno, verso la prima gigafactory?

La Schlumberger New Energy e il braccio di venture capital di Saudi Aramco investiranno 100 milioni di dollari nell’implementazione dell’esclusiva tecnologia di stoccaggio della EnerVenue

Batterie nichel-idrogeno
via depositphotos.com

Nuova chance per le batterie metallo-idrogeno nell’accumulo stazionario

(Rinnovabili.it) – EnerVenue ha un obiettivo preciso: portare sul mercato mondiale dello storage fisso le batterie nichel-idrogeno. E costruire negli Stati Uniti la sua prima Gigafactory. Ma per una tecnologia d’accumulo così “fuori dall’ordinario” servono ingenti finanziamenti di sostegno e partner industriali di lunga esperienza. Due fattori che la società sembra già essersi conquistata. L’a.d. Jorg Heinemann ha fatto sapere di aver chiuso, nei giorni scorsi, un round di finanziamento di serie A per 100 milioni di dollari. Ad aprire i portafogli saranno Schlumberger New Energy e il braccio di venture capital di Saudi Aramco. E la business unit di Schlumberger collaborerà con EnerVenue anche per implementare la soluzione su larga scala in alcuni mercati selezionati.

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“In Schlumberger, siamo ansiosi di sfruttare la nostra esperienza tecnologica e la nostra presenza globale per introdurre la tecnologia di EnerVenue in questo importante mercato emergente”, ha affermato Ashok Belani, Vicepresidente esecutivo della Schlumberger New Energy. “Siamo entusiasti del potenziale che questa soluzione possiede per la transizione energetica”.

Batterie nichel-idrogeno, come funzionano?

Le NiH2 rappresentano a una sorta di ibrido tra batteria e cella a combustibile. Si caricano accumulando idrogeno all’interno di un recipiente a pressione e, quando si scaricano, quell’idrogeno viene riassorbito nell’acqua.

In realtà, non si tratta di una novità. Le prime celle NiH2 risalgono addirittura al 1970. Le batterie nichel-idrogeno sono state utilizzate per decenni nelle applicazioni aerospaziali, possedendo proprietà che le rendono interessanti per l’immagazzinamento di elettricità in satelliti e sonde. Questa soluzione può, infatti, resistere a temperature estreme senza bisogno di impianti di gestione termica; inoltre richiede quasi nessuna manutenzione offrendo nel contempo una durata di vita molto più lunga rispetto le batterie a ioni di litio. Possono gestire infatti più di 20.000 cicli di carica con un’efficienza energetica dell’85%.

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Peccato che gli elevati costi dei catalizzatori e dei separatori in ceramica impiegati in queste batterie siano più facilmente gestibili per la produzione spaziale che non per l’accumulo stazionario. EnerVenue sta cercando di limare questo gap attraverso materiali più economici. Ad oggi, tuttavia, non ha rilasciato nessuna informazioni a proposito dei “sostituti”.