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Batterie, l’Europa vuole battere la Cina: 15 Gigafactory in costruzione

batterie al litio
Credits: Smnt, CC BY-SA 4.0, Link

Nel 2019 l’UE ha investito nelle batterie al litio il doppio della Cina

(Rinnovabili.it) – Nella corsa alle batterie al litio, l’Europa è partita molto in ritardo. Quando nel 2017 Bruxelles lanciò la EU Battery Alliance (EBA) – prima alleanza di settore fra industria, ricerca e politica – Cina, Giappone e Corea del Sud dominavano già da tempo il mercato dell’accumulo, pronte ad espandere il proprio dominio anche in occidente. Ma la consapevolezza di non poter dipendere dall’estero per alimentare la propria transizione energetica, ha determinato un nuovo sprint comunitario.

In pochissimo tempo l’alleanza delle batterie è riuscita a creare parecchio fermento nel Vecchio Continente. Al punto che oggi sono in fase di realizzazione sul suolo europeo circa 15 Gigafactory, immensi impianti di produzione su scala GW dedicati alle batterie al litio. Dei progressi compiuti e degli obiettivi prefissati ne ha discusso in questi giorni il commissario dell’Unione energetica, Maroš Šefčovič. Parlando in occasione del rilancio di Friend of Batteries, gruppo di lavoro del parlamento europeo, Šefčovič ha lodato i passi avanti e la tenuta dell’iniziativa, soprattutto in un momento come quello attuale.

“La crisi del coronavirus ha ulteriormente evidenziato l’importanza della filosofia alla base della EU Battery Alliance, ovvero la necessità di rafforzare la resilienza europea nei settori e nelle tecnologie industriali chiave”, ha affermato il commissario. “E sono orgoglioso che, nonostante la pandemia, l’Alleanza sia rimasta in carreggiata nel suo lavoro cruciale. E con tutti i suoi protagonisti desiderosi di accelerare ulteriormente lungo la catena del valore”.

Un compito che sarà ulteriormente facilitato a livello europarlamentare dal lavoro del gruppo “Friends of Batteries”. Ciò includerà la creazione di un nuovo quadro normativo adatto alle sfide future: dalla valorizzazione degli investimenti, alla promozione della cooperazione interregionale e al potenziamento della ricerca e dell’innovazione. Senza dimenticare il nuovo approccio strategico alle materie prime critiche.

Verso un secondo posto nel mercato dell’accumulo mondiale

Nonostante il ritardo con cui il Blocco ha iniziato a preoccuparsi dell’energy storage, nell’arco di tre anni, l’EBA si è trasformata in una storia di successo. Ha attratto oltre 500 realtà industriali assicurando, anche grazie alla collaborazione con la BEI, circa 100 miliardi di investimenti.

E almeno per ora, la regione europea si sta impegnando al massimo. Solo nel 2019 sono stati spesi oltre 60 miliardi di euro lungo tutto la catena del valore della batterie al litio. Una cifra 3 volte più alta di quella sborsata dalla Cina, a cui si aggiungono i 25 miliardi dei primi 7 mesi del 2020. “Siamo sulla buona strada – aggiunge Šefčovič – per diventare il secondo più grande produttore di celle per batterie agli ioni di litio entro il 2024-2025, dopo la Cina e superando gli Stati Uniti e il resto dell’Asia […] ma non dobbiamo sederci sugli allori”.

Battere i concorrenti non sarà facile, sia per l’incessante pressione proveniente dai mercati orientali sia per le ambizioni dei nuovi attori americani. Negli USA, la start-up Lavle costruirà una gigafactory per la produzione di batterie al litio-metallo avanzate con una densità di energia doppia rispetto alla convenzionale tecnologia agli ioni di litio. L’impianto sarà attivo entro la fine del 2023, con una capacità produttiva finale di circa 7 GWh all’anno.

Per non perdere lo slancio l’esecutivo europeo ha in serbo una serie di mosse. La prima è quella che si concretizzerà con l’attuazione del Piano sulle materie prime critiche. La Commissione sta anche finalizzando una nuova proposta legislativa per le batterie al litio che coprirà l’intero ciclo di vita. Il provvedimento “garantirà batterie ad alte prestazioni, sicure e sostenibili, promuoverà il concetto di sostenibilità competitiva e garantirà condizioni di parità per tutti gli attori industriali”.

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