(Rinnovabili.it) – Promuovere le iniziative di ricerca scientifica, tecnologica, economica e sociale per eliminare e superare le barriere che rendono l’energia moderna poco accessibile. Alimentare la conoscenza e la divulgazione delle buone pratiche e dei casi e progetti virtuosi già in essere nei territori. Sono le azioni che WAME-Expo 2015 – World Access to Modern Energy -, l’associazione nata dall’alleanza tra Expo 2015 e otto grandi società energetiche italiane ed europee – A2A, Edison, Enel, Eni, E.O.N. Italia, Gas Natural Italia, GDF SUEZ Energia Italia e Tenaris, dispiegherà per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sul tema della mancanza di accesso alle moderne forme di energia, in occasione dell’Esposizione Universale 2015 a Milano. Presentata nei giorni scorsi alla stampa, a Roma, WAME-EXPO vede nei media uno strumento stratetico per la costruzione della public awareness sui temi in gioco, come hanno sottolineato tutti i player energetici coinvolti nell’iniziativa. Rinnovabili.it ha posto una domanda ai vari attori dell’alleanza: quali sono e quali saranno le azioni concrete delle singole società per conseguire l’ambizioso progetto di WAME – Expo 2015?
Per Pippo Ranci, Presidente WAME e EXPO 2015 e Presidente Consiglio di Sorveglianza A2A S.p.A, va premesso che “la Società opera in Italia e solo in Italia e non è presente nei paesi nei quali il problema si pone. D’altra parte – prosegue – A2A opera nella città dove opera EXPO. La cosa che abbiamo fatto è stata quella di prendere l’iniziativa per l’associazione WAME e quindi contribuire ad aumentare la consapevolezza mondiale sul problema. Per una società di dimensione locale che sta diventando nazionale, ma non mondiale, è più difficile avviare interventi diretti, anche se ci stiamo pensando, sulla scala di ciò che è possibile fare. L’obiettivo – sottolinea – è sensibilizzare il pubblico di EXPO, ma questa è una catena che parte. E’ un obiettivo culturale e che diventa operativo, politico. Già registriamo un impegno delle società fondatrici dell’associazione WAME e anche di altri soggetti che possono operare. La sensibilizzazione del pubblico da parte dei fabbricatori di opinione pubblica aiuta ad aumentare l’impegno concreto”.
Guido Arnone, Direttore Innovazione Tecnologica e Digitale di EXPO 2015 S.p.A., pone in testa all’elenco delle azioni concrete l’avvio della realizzazione della comunicazione digitale che “il progetto WAME-EXPO 2015 prevede prima di tutto”. Il sito web è già partito – spiega -. “Ciò che si sta facendo nell’associazione è creare un data base di progetti (non solo dati), e delle migliori pratiche, che sia le aziende partecipanti, sia altre aziende e associazioni non profit metteranno in condivisione, per poter contribuire a questa iniziativa”. Le azioni concrete per conseguire l’obiettivo sono connaturate alla natura stessa dell’esposizione universale: “l’EXPO – prosegue Arnone – è una piattaforma molto interessante perché, da un lato permette di promuovere queste soluzioni, quindi di renderle visibili, attraverso i canali digitali. Dall’altro, realizza il fine attraverso la visita del sito espositivo”. Ammontano a “circa 20 milioni i visitatori attesi nei sei mesi dell’evento, visitatori che potranno interagire con tutti i temi dell’EXPO, fra i quali l’aspetto dell’accesso all’energia al centro dell’associazione WAME è uno dei filoni”. EXPO farà inoltre da cerniera fra l’associazione Wame e i centri di ricerca e le Università, al fine di ampliare ed arricchire la condivisione di progetti e best-practices. Azioni concrete, dunque, e una componente innovativa molto forte sono la cifra di Wame-EXPO: “L’innovazione del progetto WAME – fa notare Arnone – è quella di aver messo insieme otto attori, canalizzando energie che comunque vanno nella stessa direzione, ma non sempre sono organicamente insieme. Usare un evento come EXPO 2015, con un’importanza mediatica forte, per promuovere il settore della ricerca, è di per sé un’innovazione, ed è la prima volta che accade, anche perché gli Expo trascorsi non erano così tematici”. Innovazione nell’innovazione: EXPO 2015 sarà il primo vero EXPO dell’era 2.0. “Lo scorso anno – ricorda Arnone – sono stati venduti un miliardo di telefonini. L’Expo di Milano sarà caratterizzato da un visitatore connesso, che interagisce con i contenuti digitali e che è predisposto anche a recepire e contribuire”.
Secondo Andrea Prandi – Direttore Relazioni Esterne Edison S.p.A., “l’esercizio importante di WAME è quello di lavorare insieme sui progetti” poi le singole aziende si muovono con le loro road map”. La prospettiva di punti di contatto fra i player energetici dell’Associazione va ricercata nel fatto che “in Italia c’è in atto da tempo un processo di concentrazione e i protagonisti sono sempre meno numerosi. Inevitabilmente, i pochi attori sul mercato si parleranno fra loro, come accade là dove ci sono pochi gruppi che possono dialogare facilmente per arrivare a una visione di sistema più omogenea”. Le azioni concrete sul tema del mancato accesso all’energia, all’interno di WAME? Due facce della stessa medaglia: “Il problema oggi è, da un lato, quello della sostenibilità dell’energia, dei modelli con cui viene esportata in certe località dell’Africa o dell’Asia. Non si può riportare lo stesso modello europeo laddove la necessità primaria è magari un pannello solare collegato con un PC. E’ giusto ragionare tutti insieme, per poi procedere con delle azioni più in linea con quello di cui c’è veramente bisogno”. Dall’altro lato, c’è l’Europa, dove si verifica “un problema di perdita di accesso all’energia, per via delle sempre più numerose le famiglie in difficoltà che non sono in grado di pagare le bollette”, e che richiede soluzioni.
“La disponibilità di energia è un elemento essenziale per avviare qualsiasi percorso di crescita economica e sociale di un territorio” – afferma Paolo Andrea Colombo, presidente ENEL S.p.A. “Per questo motivo in Enel siamo impegnati con il nostro programma Enabling Electricity, che nel 2013 ha consentito l’accesso all’energia elettrica a 2,3 milioni di persone, grazie a oltre 30 progetti in 12 paesi: progetti basati su innovativi modelli di business, rivolti sia alle persone che vivono in zone rurali isolate, sia a coloro che abitano in aree periferiche dei grandi agglomerati urbani. Progetti che faranno parte della mappatura che WAME metterà a disposizione di EXPO”. Una collaborazione, quella tra WAME ed EXPO, “che rappresenta un esempio del crescente impegno delle grandi imprese sui temi della responsabilità sociale dell’impresa, un modo di interpretare la strategia aziendale che non nasce esclusivamente da un’ispirazione umanitaria o assistenziale. Per un’azienda come Enel – conclude Colombo – introdurre l’elettricità in aree in via di sviluppo per contribuire a combattere la povertà energetica, significa anche avviare una crescita sociale ed industriale, che ci consente di aprire nuovi mercati e di cogliere opportunità di business”.
Giuseppe Recchi, Presidente ENI S.p.A. e autore del libro Nuove energie. Le sfide per lo sviluppo dell’Occidente sottolinea come “quotidianamente ENI faccia azioni concrete volte allo sviluppo di iniziative sostenibili, preso atto che 1,3 miliardi di persone nel mondo non ha accesso all’energia elettrica, la maggior parte delle quali in Africa. In questi paesi – spiega Recchi – ENI cerca di tradurre l’atto problematico dell’accesso all’energia in una situazione a favore.
In Congo e in Nigeria sono stati sviluppati due progetti con i quali ENI ha provato a ottimizzare i processi produttivi, “catturando” il gas flaring, il gas di scarto delle piattaforme. E’ stata la prima compagnia energetica internazionale a produrre energia elettrica in Africa, recuperando il gas che precedentemente veniva bruciato in torcia, per evitare esplosioni.
Oggi in Nigeria e in Congo le centrali producono rispettivamente il 20 e il 60 per cento della produzione elettrica nazionale, con il risultato che è stato ridotto in misura significativa il gas flaring.
L’azione concreta che ENI svolge, partecipando anche alla realizzazione di reti di elettrificazione nei paesi con difficoltà nell’accesso all’energia, soprattutto attraverso l’utilizzo di soluzioni innovative off-grid – sottolinea – trova perfetta sinergia di impegni e di obiettivi con WAME”.
Se l’accesso all’energia è al centro della lotta per l’eliminazione della povertà e la promozione dello sviluppo socio-economico sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli già sviluppati, Giuseppe Gatti, Presidente GDF Suez Energia Italia S.p.A. sottolinea come il Gruppo GDF SUEZ, la più grande utility a livello mondiale concretizzi questo approccio “attraverso numerose attività nel settore, sostenendo e realizzando diversi programmi di solidarietà, coinvolgendo anche i propri dipendenti in varie iniziative di Corporate Social Responsibility. Oltre a WAME, il Gruppo è impegnato nella lotta contro la povertà energetica e le differenze economiche attraverso l’iniziativa “GDF SUEZ-Rassembleurs d’Energies”, un progetto globale che promuove l’accesso all’energia e ai servizi di base per le fasce di popolazione più vulnerabili e sostiene la riduzione della povertà energetica; fornisce investimenti socialmente responsabili, donazioni e assistenza tecnica e gestionale, mentre il Gruppo GDF SUEZ Group coordina questi strumenti a sostegno dell’imprenditoria sociale e delle organizzazioni no-profit”. “Il cuore dell’attività dell’iniziativa GDF SUEZ – Rassembleurs d’Energies – conclude Gatti – è un fondo d’investimento per il sostegno a progetti di imprenditoria sociale in materia di accesso all’energia sotto forma di partecipazione in equity e la Fondazione GDF SUEZ, unitamente alle ONG di dipendenti CODEGAZ ed Energy Assistance, quest’ultima presente anche in Italia, che ha completato oltre 150 progetti in oltre 30 Paesi”.