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Lo Sblocca Italia è legge, addio impegno sul clima

Il decreto è legge ma non si attenua il coro di proteste da parte di quanti denunciano anacronismo e miopia nei nuovi indirizzi energetici del Governo Renzi

LA protesta dei Senatori M5S (foto tmnews.it)
LA protesta dei Senatori M5S (foto tmnews.it)

 

(Rinnovabili.it) – “Con lo Sblocca Italia il Paese sarebbe condannato all’arretratezza di un’economia basata sul consumo di risorse non rinnovabili. E l’Italia perderebbe una grande occasione per cambiare verso, mettendosi alla testa di un cambiamento rivoluzionario di cui il pianeta non può più fare a meno che vede la Germania e l’America già molto in avanti”. Così il senatore Gianni Girotto, capogruppo per il M5S in X commissione, aveva commenta il testo prima dell’approvazione in via definitiva in Senato. Ma a poco sono valse le opposizioni di queste settimane e le contestazioni in Aula degli stessi senatori 5 Stelle, arrivati a stendersi sui banchi del governo per impedire ai colleghi di votare; l’Assemblea di Palazzo Madama ha dato fiducia al governo sul decreto Sblocca Italia che ora è definitivamente legge.  

 

Sotto accusa è ancora l’articolo 38 del provvedimento, lasciato praticamente inalterato nell’iter parlamentare, e interpretato da molti non solo come un vistoso passo indietro sul fronte ambientale, ma anche come una sorta di regalo nascosto (vista la fretta con cui è stata chiesta la fiducia) fatto ai finanziatori del Premier.

La legge è costruita per favorire l’estrazione di idrocarburi con una serie di norme rivolte alla semplificazione e lo snellimento dei procedimenti autorizzativi, ancora poco chiari. Inoltre le trivellazioni andrebbero fatte in zone a bassa densità abitativa. L’esempio emiliano insegna: gli esperti non hanno escluso una relazione tra prospezioni e terremoti”, spiegava Girotto prima della protesta in Aula; il M5S ha esposto striscioni di protesta e mani nere d’inchiostro come fosse petrolio tentando di bloccare le operazioni di voto.

 

Se da un lato a nulla è valsa l’opposizione, dall’altro non si arrestano le polemiche. “Questo decreto appare antistorico a chiunque abbia una conoscenza pur superficiale del mondo dell’energia: va in direzione opposta ai mercati e alla ricerca, punta dritto al passato e riavvolge il nastro della storia industriale italiana al ‘900”, dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. “Ma, anche se non vi fossero tutte queste pecche, risulterebbe comunque indecente per il carattere autoritario che lo ispira. Renzi tira dritto per la sua strada e non ascolta nessuno, se non le lobby fossili. Ma presto, crediamo, dovrà ascoltare comunque, volente o meno, la protesta che sta montando in tutto il Paese”.