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Riforma dell’ETS, troppi favori a chi inquina?

Il Parlamento europeo approva in via definitiva la legge sulla riforma del mercato del carbonio. Ma il testo non è esente da scappatoie per i grandi inquinatori e punti critici

Riforma dell'ETS

 

L’europarlamento approva la riforma dell’ETS europeo

(Rinnovabili.it) – Dopo l’accordo informale con i ministri del Consiglio UE, la plenaria di Strasburgo approva formalmente la riforma dell’ETS (Emission Trading System), il sistema di scambio emissioni comunitario a cui devono sottostare gli impianti ad alta intensità energetica. Con 535 voti favorevoli, 104 contrari e 39 astenuti, gli eurodeputati hanno accolto oggi il testo finale della legge che cercherà, innanzitutto, di accelerare il ritiro delle quote di CO2 in eccesso dal mercato. Il provvedimento rappresentata, infatti, il tentativo dell’Unione Europea di sanare il proprio mercato del carbonio, indebolito negli anni da un eccesso di crediti e prezzi della CO2 troppo bassi.

 

Per arrivare a una riforma dell’ETS che accontentasse tutti, ci sono voluti mesi di negoziati. L’accordo informale, raggiunto a novembre 2017, ha messo nero su bianco le principali novità (Leggi anche Riforma mercato del carbonio: c’è un (deludente) accordo UE). Novità che oggi sono state semplicemente riconfermate dall’Europarlamento.

La prima riguarda il fattore di riduzione lineare, ossia il ritmo di riduzione delle quote da immettere nel mercato annualmente, che passa da 1,74% a 2,2% a partire dal 2021; la percentuale verrà aumentata nel corso del tempo. Inoltre viene raddoppiata la capacità con cui il Market Stability Reserve (MSR), la riserva stabilizzatrice del mercato di carbonio, assorbirà le quote in eccesso, in maniera da rafforzarne i prezzi. Una volta attivato, toglierebbe dalle aste fino al 24% dei crediti in eccesso ogni anno, per i primi quattro anni.

 

“L’ETS rimane la pietra angolare della nostra politica europea per combattere il cambiamento climatico. Abbiamo fatto del nostro meglio per concordare una riforma ambiziosa”, commenta al termine della votazione la relatrice Julie Girling (ECR, UK). “L’ETS ha avuto parecchi detrattori nel corso degli anni. Abbiamo affrontato molti problemi – da un prezzo del carbonio chiaramente troppo basso per far funzionare il mercato fino alla questione estremamente difficile di raggiungere l’equilibrio tra le nostre ambizioni ambientali e la protezione dell’industria europea ad alta intensità energetica”.

 

Ma è proprio su questo equilibrio che molti storcono il naso. Il provvedimento mostra ancora diversi elementi critici, come ad esempio l’assegnazione di quote di CO2 gratuite a quelle imprese a rischio delocalizzazione “a causa delle politiche di riduzione delle emissioni” o come dei tempi d’azione troppo lenti.

C’è anche la questione del nuovo fondo per l’innovazione, creato con la legge sulla riforma dell’ETS, che prenderà il posto del NER300. Non se ne conoscono ancora le dimensioni, ma il fondo sarà alimentato con le entrate di almeno 400 milioni di crediti di carbonio. Le risorse allocate serviranno da un lato a promuovere le tecnologie rinnovabili, dall’altro quelle legate alla cattura e stoccaggio delle emissioni (CCS). Il sogno di quello che viene chiamato impropriamente “carbone pulito” dunque, non abbandona l’UE neppure dopo le ultime promesse di decarbonizzazione, in casa con il Pacchetto Energia pulita per tutti, a livello mondiale con la ratifica dell’Accordo di Parigi. E non sembra neppure scoraggiata dai grandi insuccessi europei che seguono il CCS: gli Stati membri avevano in programma di realizzare dodici impianti di cattura del carbonio in Europa entro il 2015. Programma (quasi) completamente disatteso per gli enormi investimenti richiesti da questa tecnologia.