Rinnovabili • Norme fiscali UE

Norme fiscali UE: novità in vista per banche e governi

Un "fattore di supporto verde" per le banche e una "regola d'oro" per i governi. Queste sono le principali novità della revisione delle norme fiscali dell'eurozona, adesso al vaglio degli Stati membri e del Parlamento Europeo.

Norme fiscali UE
Credits: StockSnap da Pixabay

Semplificare le regole troppo complesse delle norme fiscali UE: questo è l’obiettivo del riesame avviato dalla Commissione Europea.

 

(Rinnovabili.it) – La Commissione Europea ha avviato una consultazione con gli Stati membri e l’Europarlamento per riesaminare le norme fiscali UE e il patto di stabilità e crescita. La revisione fa parte di uno sforzo su più fronti per incanalare le risorse finanziarie dell’eurozona per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

 

L’obiettivo principale è la semplificazione di un insieme di regole considerate “troppo complesse” e basate su indicatori “non osservabili”, ha dichiarato ad Euroactiv Valdis Dombrovskis, commissario europeo per la stabilità finanziaria. La parte centrale del riesame delle norme fiscali riguarderà, infatti, il sostegno agli investimenti verdi, sia per quanto riguarda gli istituti finanziari, sia per quanto concerne i governi nazionali.

 

 

Banche: quali novità?

Il blocco, infatti, sta preparando una revisione delle norme fiscali UE per l’inclusione di un “fattore di supporto verde” nei requisiti patrimoniali per le banche, adottando una nuova tassonomia per incanalare meglio i fondi verso obiettivi sostenibili. A tal proposito, l’Autorità Bancaria Europea (ABE) sta valutando se il capitale necessario agli istituti finanziari per far fronte ai potenziali rischi legati agli investimenti potrebbe essere ridotto quando forniscono credito e prestiti a progetti sostenibili.

 

Se Dombrovskis è nel gruppo di chi difende questo “fattore di supporto verde”, il presidente dell’ABE, Jose Manuel Campa, ne mette in dubbio i meriti. Quest’ultimo, infatti, ha dichiarato ad Euroactiv che la valutazione dei rischi deve essere basata su prove. “Non raggiungeremo un’economia verde se nel processo finiremo per incoraggiare le banche a essere insolventi, rischiando di entrare in un’altra crisi finanziaria”, ha affermato.

 

>>Leggi anche UE: tasse sull’energia più alte per non perdere la sfida climatica<<

 

Per incentivare gli investimenti verdi, però, sarà innanzitutto necessario capire cosa sia verde e cosa no. A tal proposito, l’UE ha siglato un accordo per realizzare in un anno e mezzo una tabella dei criteri che verranno utilizzati per determinare la cosiddetta tassonomia delle finanze. Questa etichettatura contribuirà a indirizzare miliardi di euro dal settore privato, ma anche dalla BEI (Banca Europea per gli Investimenti) e dalla BCE (Banca Centrale Europea), in progetti a sostegno della transizione sostenibile.

 

Nello specifico, la BCE potrebbe svolgere un ruolo importante nella transizione energetica attraverso il suo programma mensile di acquisto di obbligazioni da 20 miliardi di euro, in particolare acquistando gli obblighi della BEI nel mercato secondario. Nell’ambito della strategia, infatti, la BEI ha fissato il clima come principale obiettivo finanziario e dedicherà metà delle sue risorse annuali a questo settore. Ciò implicherebbe che ogni anno la banca potrebbe investire oltre 30 miliardi di euro a sostegno di progetti verdi, liberando ulteriore capitale dal settore privato.

 

 

Aiuti di Stato e regola d’oro.

L’anno scorso la Commissione ha anche avviato una revisione delle norme sugli aiuti di Stato, che potrebbe aprire le porte al sostegno pubblico per progetti sostenibili. La vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager, ha dichiarato alla fine di gennaio che entro il prossimo anno saranno in vigore “nuove norme” sugli aiuti pubblici per l’energia e l’ambiente e per i sussidi alle regioni europee che necessitano di sostegno.

 

La revisione includerà anche le norme relative ai fondi di ricerca, sviluppo e innovazione; il finanziamento del rischio a supporto delle imprese in crescita; i progetti europei di interesse comune. Inoltre, riesaminerà anche le regole generali di esenzione per categoria, che spiegano in quali casi i governi possono fornire fondi senza l’approvazione della Commissione.

 

>>Leggi anche UE: inizia la consultazione sulla border carbon tax<<

 

Ma non solo, perché preparando la revisione delle norme fiscali UE, la Commissione potrebbe prevedere una cosiddetta “regola d’oro” per gli Stati membri. Il Consiglio di amministrazione europeo, infatti, ha proposto che gli Stati membri possano volontariamente sostenere le spese relative ai progetti dell’UE, cofinanziandoli, oltre ai loro impegni nazionali. Questo investimento aggiuntivo in progetti verdi da parte degli Stati potrebbe però essere dedotto dal calcolo del disavanzo.

 

La proposta di questa “regola d’oro” nelle norme fiscali UE è sostenuta dal presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, da alcuni Stati membri (tra cui l’Italia) e dal Commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. Tuttavia, un forte gruppo di 14 Stati membri è contrario,e Dombrovskis stesso non sembra essere molto entusiasta, secondo le fonti di Euroactiv. I critici hanno affermato che le norme attuali offrono già sufficiente flessibilità per gli investimenti verdi e che gli Stati membri dovrebbero organizzare meglio le proprie priorità di bilancio.