L’aula del Senato dà il via libera al provvedimento. Diventano reati l'inquinamento, il disastro ambientale, l'impedimento dei controlli, l'omessa bonifica, il traffico di materiale radioattivo
(Rinnovabili.it) – Sono dovuti passare vent’anni ma finalmente i delitti contro l’ambiente sono entrati nel Codice Penale. Ieri in tarda serata è arrivato il via libera del Senato al Ddl Ecoreati, il provvedimento recante disposizioni in materia di crimini ambientali. L’aula di palazzo Madama ha respinto tutti gli emendamenti presentati ed ha approvato il testo con 170 voti a favore, 20 contrari e 21 astenuti. L’ok è arrivato soprattutto dopo il superamento dello scoglio dell’air gun, uno dei punti più dibattuti del Ddl: il divieto all’utilizzo di questa tecnica di esplorazione petrolifera e le relative pene sono state soppresse nel precedente passaggio alla Camera, senza subire modifica alcuna nella quarta lettura al Senato.
La soprressione era stata motivata sulla base del principio di precauzione, non essendo a detta dei parlamentari stato stabilito con certezza la nocività per alcune specie animali dell’utilizzo di siffatte tecniche ispettive. Il Governo ha tuttavia accolto ordini del giorno della Lega Nord e di M5S che lo impegnano a prevedere specifiche punizioni per l’utilizzo della tecnica dell’air gun e idonee sanzioni ove non siano osservate le prescrizioni dei decreti di valutazione d’impatto ambientale.
Le principali novità del Ddl Ecoreati
La nuova legge introduce nel codice penale cinque nuovi reati raddoppiando gli attuali termini di prescrizione per i reati ambientali e prevedendo, in sede di condanna o patteggiamento per il reato, la confisca dei beni e il ripristino dello stato dei luoghi, nonché la riduzione dei due terzi delle pene in caso di ravvedimento operoso.
Disastro ambientale: prevede condanne da 5 a 15 anni di reclusione per chi abusivamente altera gravemente o irreversibilmente un ecosistema o compromette la pubblica incolumità. La pena aumenta se il disastro è commesso in aree vincolate o a danno di specie protette e ridotta invece fino ad un massimo di due terzi se il reato è commesso per colpa e non per dolo.
Inquinamento ambientale: prevede condanne da 2 a 6 anni e una multa da 10mila e 100mila euro per chi abusivamente compromette o deteriora in modo significativo e misurabile la biodiversità o un ecosistema o la qualità del suolo, delle acque o dell’aria. La pena viene ridotta a due terzi in caso di assenza di dolo, mentre aumenta in caso di aggravanti quali: lesioni personali (fino a 7 anni di reclusione); lesioni gravi (da 3 a 8 anni); lesioni gravissime (da 4 a 9 anni); morte (da 5 a 12 anni) in caso di morte della persona. Ove il resto provochi eventi lesivi plurimi e a carico di più persone si applica la pena più grave aumentata fino al triplo, fermo restando tuttavia il limite di 20 anni di reclusione. Anche in questo caso la pena è ridotta fino ad un massimo di due terzi se il reato è commesso per colpa e non per dolo.
Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività: è punito con la reclusione da 2 a 6 anni e una multa fino a 50mila euro chi abusivamente “cede, acquista, riceve, trasporta, importa, esporta, procura ad altri, detiene, trasferisce, abbandona materiale di alta radioattività”.
Impedimento del controllo: pena prevista da 6 mesi a 3 anni per chi nega o ostacola l’accesso o intralcia i controlli ambientali.
Omessa bonifica: punisce con la reclusione da uno a 4 anni e multa fino a 80mila euro chiunque avendone l’obbligo non provvede alla bonifica e al ripristino. Diminuzione della pena dalla metà a due terzi per chi invece si impegna a evitare che l’attività illecita sia portata a conseguenze ulteriori o provvede alla messa in sicurezza, bonifica e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi, “prima che sia dichiarata l’apertura del dibattimento di primo grado” (ravvedimento operoso).