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Bioshopper: multe salate a chi commercia i vecchi sacchetti

Ferrante: “Italia all'avanguardia nella legislazione a favore degli shopper che rispettano l’ambiente"

bioshopper

 

(Rinnovabili.it) – Italia in prima linea sulla normativa dei bioshopper. Si è concluso venerdì scorso, con l’entrata in vigore del Decreto ministeriale del 18 marzo 2013, l’ultimo capitolo legislativo sul tema di sacchetti di plastica, grazie al quale saranno applicate sanzioni per chi mette in circolazione sacchetti monouso che non siano biodegradabili e compostabili. La scorsa settimana è infatti scaduto il termine entro il quale la Commissione Europea avrebbe dovuto esprimersi in merito al provvedimento italiano dopo della formale opposizione presentata in primavera dalla Gran Bretagna.

 

Un vero e proprio successo per il Belpaese, come spiega  l’esponente di Green Italia, Francesco Ferrante, autore dell’emendamento che portò in Senato all’approvazione della norma. “La scelta della Commissione Europea di non impugnare la legge italiana comporterà che d’ora in poi in Italia, paese all’avanguardia nella legislazione a favore degli shopper che rispettano l’ambiente, la commercializzazione dei sacchi non conformi a quanto prescritto, e che quindi siano davvero biodegradabili e compostabili, sarà punita con la sanzione di una somma da 2.500 euro a 25.000 euro, aumentata fino al quadruplo del massimo cioè sino a 100mila euro se la violazione del divieto riguarda quantità ingenti di sacchi per l’asporto”.

 

“La norma – aggiunge Ferrante – ha già avuto un effetto positivo sugli stili di vita dei cittadini che sempre più numerosi rinunciano all’usa e getta e ha contribuito a sostenere l’innovazione tecnologica legata alla chimica verde. Si adeguino ora in fretta i produttori che hanno perseverato nel tentativo di aggirare le norme, ricorrendo a quella vera e propria truffa ai danni dei consumatori e pericolosa per l’ambiente che sono i sacchetti cosiddetti oxodegradabili, camuffando la loro ‘licenza di inquinare’ per una difesa dei posti di lavoro, spalleggiati in questa difesa corporativistica anche da uno schieramento trasversale in Parlamento”.