Il Parlamento Europeo vota le raccomandazioni sulla strategia per un settore tessile circolare e sostenibile e incalza Bruxelles
Obiettivi chiari di riciclo e riuso, stop alla fast fashion. Cosa serve per andare verso un tessile circolare
(Rinnovabili.it) – I prodotti tessili venduti nell’Unione europea dovranno essere più durevoli, facili da riutilizzare, riparare e riciclare. La richiesta è chiara ed emerge dal voto di questa mattina da parte del Parlamento Europeo. Con 600 voti a favore, 17 contrari e 16 astensioni, l’Eurocamera ha approvato le raccomandazioni per la strategia dell’UE per un settore tessile circolare e sostenibile.
Sostenibile a livello ambientale e sociale, secondo il testo portato all’attenzione della plenaria dalla relatrice socialdemocratica tedesca Delara Burkhardt. La relazione chiede infatti che la produzione tessile rispetti i diritti umani, sociali e del lavoro, l’ambiente e il benessere degli animali lungo tutta la filiera. I deputati chiedono anche misure nazionali e a livello comunitario per porre fine al fenomeno della fast fashion, nonché obiettivi specifici e separati nella direttiva quadro sui rifiuti per accelerare il percorso verso un tessile circolare. Significa che Bruxelles dovrà impostare target chiari per la prevenzione, raccolta, riuso e riciclo dei rifiuti tessili.
Come già avvenuto nelle commissioni durante le ultime settimane, viene confermata la richiesta di dare maggiori informazioni in etichetta ai consumatori. Regge anche la proposta di vietare la distruzione prodotti tessili invenduti e resi nella prossima revisione del Regolamento sull’ecodesign. Ribadita anche la richiesta di creare norme chiare per fermare il greenwashing dell’industria. Su questo aspetto, è in corso un lavoro legislativo ad hoc.
Infine, il tema dell’inquinamento da microplastiche emerge con forza, con la sollecitazione all’esecutivo comunitario a lanciare una iniziativa dedicata.
“Abbiamo atteso abbastanza – ha detto la relatrice Delara Burkhardt – è ora di cambiare. I consumatori da soli non possono riformare il settore tessile globale attraverso le loro abitudini di acquisto. Se permettiamo al mercato di autoregolamentarsi, lasciamo la porta aperta a un modello di fast fashion che sfrutta le persone e le risorse del pianeta. L’UE deve obbligare legalmente i produttori e le grandi aziende della moda a operare in modo più sostenibile”.