Il quadro complessivo dell’utilizzo di plastica usa e getta da parte dei supermercati italiani denota la mancanza di volontà di eliminarla e politiche poco virtuose nella gestione degli imballaggi. La classifica elaborata da Greenpeace e il Fatto Quotidiano assegna una sola, risicata, sufficienza.
(Rinnovabili.it) – Non ci libereremo mai della plastica usa e getta nei supermercati: questo l’esito impietoso dell’indagine firmata Greenpeace e Il Fatto Quotidiano. La classifica derivata dall’analisi assegna appena una sufficienza, e la ONG denuncia l’assenza di una pianificazione di phase out dalla plastica monouso per incentivare la diffusione di sistemi di riuso e ricarica per tutti i supermercati del nostro paese.
«I supermercati italiani, con la loro dipendenza dal monouso in plastica, non solo contribuiscono all’inquinamento dei mari e del pianeta, ma alimentano la domanda di idrocarburi come gas e petrolio, da cui si produce la plastica, aggravando la crisi climatica. Serve un rapido cambio di rotta, con l’attuazione di misure concrete e ambiziose per incrementare la vendita con contenitori riutilizzabili, a partire dalle aziende leader del mercato come Conad», ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace. «In un momento storico come questo è fondamentale adottare soluzioni meno impattanti come il riuso, che diventerà sempre più comune alla luce degli ultimi sviluppi legislativi in Europa».
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La plastica usa e getta nei supermercati italiani
L’indagine dell’iniziativa di sensibilizzazione “Carrelli di Plastica” ha preso l’avvio negli scorsi mesi, con l’invio di un questionario alle principali sigle della grande distribuzione: Conad, Selex, COOP, Esselunga, Gruppo Végé, Eurospin, LIDL e Sogegross, che rappresentano più del 70% delle quote di mercato.
Il questionario interrogava le diverse catene di supermercati sulla gestione della plastica usa e getta, specie quella che compone gli imballaggi di gran parte dei prodotti.
I criteri di valutazione sono stati tre: la trasparenza nell’informare sulle quantità di plastica utilizzate; gli impegni volontari di riduzione, introduzione di vendita sfusa o ricarica, utilizzo materiali riciclati; il supporto a iniziative di riduzione come l’introduzione del deposito a cauzione per i contenitori di bevande.
I risultati dell’analisi lasciano poco spazio all’immaginazione: nei nostri supermercati continua a dominare la plastica usa e getta. Solo un’azienda si è aggiudicata una sufficienza appena risicata, la Selex, che ha dichiarato di voler ridurre del 30% l’utilizzo di plastica entro il 2030 e incrementare la vendita di prodotti sfusi o ricaricabili entro il 2025.
Per quanto riguarda invece tutti gli altri, secondo Greenpeace manca una strategia coerente, anche laddove sono attive iniziative per diminuire l’utilizzo della plastica. I punteggi più bassi alle catene che non hanno nemmeno risposto al questionario e che non offrono, sui propri siti internet, informazioni chiare e sufficienti: il Gruppo Végé (Bennet, Multicedi, Moderna, GDA, ISA, etc) e Sogegross (Basko, Ekom, Doro, etc).
Male anche Conad: il più grande gruppo italiano non ha mai risposto al questionario e ha totalizzato solo 10,33 punti su 100. Esselunga si è classificata per prima per la categoria “trasparenza”, mentre Selex, Coop e LIDL primeggiano per quella relativa agli impegni volontari. Solo Esselunga e LIDL, infine, si sono dette favorevoli all’introduzione del deposito a cauzione.
In generale le performance, a detta della ONG, hanno lasciato particolarmente a desiderare, di questo passo il traguardo dell’abbandono totale della plastica monouso, a partire dalla grande distribuzione, sembra ancora lontano.