Il nuovo rapporto Ispra sui rifiuti urbani
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Nel 2019 i rifiuti urbani prodotti in Italia sono stati circa 30 milioni di tonnellate, dato in lieve calo rispetto al 2018 dello 0,3% (meno 80mila tonnellate). Un incremento va segnalato soltanto nel Nord Italia, che arriva a quasi 14,4 milioni di tonnellate di rifiuti (più 0,5% rispetto al 2018); mentre si riducono le quantità per il Centro (meno 0,2%) con circa 6,6 milioni di tonnellate e al Sud (meno 1,5%) con 9,1 milioni di tonnellate. A scattare la fotografia della spazzatura italiana ci pensa il nuovo rapporto Rifiuti urbani dell’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra).
Ogni cittadino italiano, in un anno, ha prodotto circa 500 chilogrammi di rifiuti. I valori più alti di produzione pro-capite si trovano al Centro con 548 kg; al Nord la produzione media è di circa 518 kg, (più 2 kg per abitante rispetto al 2018) mentre al Sud è di 445 kg, (meno 4 kg). La produzione pro capite più elevata si conferma in Emilia Romagna, con 663 chilogrammi all’anno; in crescita dello 0,3% rispetto al 2018. Le altre Regioni con un pro-capite superiore a quello della media nazionale sono Toscana, Valle d’Aosta, Liguria, Marche, Umbria, Lazio e Trentino Alto Adige.
Tra il 2018 e il 2019, ci sono 13 regioni italiane, e in particolare quelle meridionali, che fanno rilevare un calo della produzione dei rifiuti urbani. I maggiori decrementi si osservano in Molise (meno 4,5%), Sicilia (meno 2,6%) e Calabria (meno 2,3%). Aumenta invece la produzione nelle regioni settentrionali, ad eccezione di Piemonte e Liguria, mentre al Centro solo il Lazio evidenzia un incremento della produzione di rifiuti dello 0,4%. Le tre province che producono più rifiuti sono in Emilia Romagna: Reggio Emilia, con 774 kg per abitante all’anno, Rimini con 755 kg e Ravenna con 752 kg. Invece sono tutte al Sud Italia le province con i più bassi valori di produzione pro-capite: Potenza con 322 kg, Enna con 329 kg e Avellino con 355 kg. Al Centro, Frosinone con 368 kg è l’unica provincia con una produzione sotto i 400 kg per abitante.
Rispetto al 2018, c’è stato un disallineamento tra l’andamento della produzione dei rifiuti e quello degli indicatori socio-economici (Pil e spesa per consumi finali sul territorio economico delle famiglie residenti e non residenti). Nel 2019 infatti il prodotto interno lordo e la spesa delle famiglie fanno registrare un incremento rispettivamente pari allo 0,3% e allo 0,6%, mentre la produzione dei rifiuti mostra un lieve calo (meno 0,3%).
I dati della raccolta
Quanto alla raccolta differenziata, si registra un aumento nel 2019: più 3,1% rispetto al 2018, raggiungendo il 61,3%. La differenziata passa da circa 9,9 milioni di tonnellate a 18,5 milioni di tonnellate. Il Sud supera per la prima volta il 50% di raccolta differenziata confermando il trend di crescita degli ultimi anni, con un aumento del 4,5%. I maggiori incrementi in Molise (più 12%) e Sicilia (più 9%), seguite dalla Sardegna (più 6,3%), dalla Puglia (più 5,2%) e dall’Abruzzo (più 3,1%). Nel 2019 superano l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata otto Regioni: Veneto (74,7%), Sardegna (73,3%), Trentino Alto Adige (73,1%), Lombardia (72%), Emilia Romagna (70,6%), Marche (70,3%), Friuli Venezia Giulia (67,2%) e Umbria (66,1%). Al di sopra del 60% la Valle d’Aosta (64,5%), il Piemonte (63,2%), l’Abruzzo (62,7%) e la Toscana (60,2%). Inferiore al 50% ancora la raccolta in Basilicata (49,4%) e in Calabria (47,9%). La Sicilia rimane al di sotto del 40% pur facendo registrare un aumento del 9% rispetto al 2018 (passando dal 29,5 al 38,5%).
I livelli più elevati di raccolta differenziata sono stati nella provincia di Treviso, che nel 2019 si attesta all’87,7%, seguita da Mantova (86,8%), Belluno (84,4%) e Pordenone (81,5%). I livelli più bassi di raccolta differenziata si osservano per le province di Palermo (29%, nel 2018 19,9%), Crotone (30,8%, a fronte del 27,3% del 2018), Messina (32,8%, nel 2018 28,7%) e Foggia (34,1%%, nel 2018 33%). Tra le città metropolitane, arriva al 71,4% Cagliari (più 13,6% rispetto al 2018); Venezia si attesta al 70,9% e al di sopra del 60% ci sono anche Milano (67,4%), Bologna (65,5%), e Firenze (64,8%). Roma arriva al 51,2%. Il valore più basso, cioè il 29%, si registra a Palermo che in ogni caso nell’ultimo anno ha registrato un incremento del 9,1% (era al 19,9% nel 2018). I comuni capoluogo migliori sono Treviso che raggiunge 86,9%, Ferrara con l’85,9% e Pordenone con 85,5%. Le città più indietro e ancora sotto al 20% sono Messina con il 18,8%, Taranto con il 16%, Catania con il 14,5% e Crotone con l’11%.
L’organico rappresenta il pezzo di rifiuti più raccolto in Italia: è il 39,5% del totale anche se nel 2019 fa registrare un aumento (più 3,1%) più contenuto rispetto a quello del precedente biennio (più 6,9% tra il 2017 e 2018). Carta e cartone sono al 19,1% del totale; segue il vetro con il 12,3% e la plastica che rappresenta l’8,3% della raccolta che fa registrare una crescita del 12,2%, con un quantitativo complessivo pari a oltre 1,5 milioni di tonnellate. Il 94% dei rifiuti plastici raccolti in modo differenziato è costituito da imballaggi. E aumenta del 3,1% rispetto al 2018 il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio che rappresenta l’80,8% dell’immesso al consumo: il vetro mostra l’aumento più elevato, seguito da plastica, acciaio e legno.
Il riciclo italiano e gli obiettivi UE
“Tutte le frazioni di imballaggi hanno già raggiunto gli obiettivi di riciclaggio previsti per il 2025 ad eccezione della plastica – mette in evidenza l’Ispra – per il riciclaggio di questa frazione, costituita da diverse tipologie di polimeri, sarebbe necessaria l’implementazione di nuove tecnologie di trattamento tra cui anche il riciclo chimico”. I rifiuti da imballaggio “rappresentano uno dei principali flussi monitorati dall’Unione europea, per i quali il pacchetto sull’economia circolare ha definito obiettivi di riciclaggio più ambiziosi al 2025 e al 2030”. Il 50% dei rifiuti prodotti e raccolti in maniera differenziata viene inviato ad impianti di recupero di materia; il riciclo totale, comprensivo delle frazioni in uscita dagli impianti di trattamento meccanico e meccanico biologico, si attesta al 53,3% e riguarda le frazioni organico, carta e cartone, vetro, metallo, plastica e legno.
Gli impianti di trattamento
Nel 2019 sono operativi 658 impianti di gestione dei rifiuti urbani: 355 al Nord, 121 al Centro e 182 al Sud; 345 sono dedicati al trattamento della frazione organica della raccolta differenziata, 130 sono impianti per il trattamento meccanico o meccanico biologico dei rifiuti, 131 sono impianti di discarica, a cui si aggiungono 37 impianti di incenerimento e 15 impianti industriali che effettuano il co-incenerimento dei rifiuti urbani. Secondo l’Ispra “l’aumento della raccolta differenziata ha determinato negli anni una crescente richiesta di nuovi impianti di trattamento, soprattutto per la frazione organica, ma non tutte le Regioni dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti”. Il 21% dei rifiuti urbani è smaltito in discarica, pari a quasi 6,3 milioni di tonnellate, con una riduzione del 3,3% rispetto al 2018.
Soltanto nel Centro Italia si è registrato un incremento (più 19,4%), mentre si rilevano riduzioni consistenti nel ricorso alla discarica al Sud (meno 15,2%) dovute anche ai miglioramenti in termini di raccolta differenziata nelle stesse aree. Il Nord non fa registrare variazioni significative (meno 0,9%). Nell’ultimo decennio il ricorso alla discarica si è ridotto del 58,2%, passando da 15 milioni di tonnellate a circa 6,3 milioni di tonnellate. Il 18% dei rifiuti urbani prodotti è incenerito, pari a oltre 5,5 milioni di tonnellate; il dato è in aumento dell’1,4% rispetto al 2018. Su 37 impianti operativi, il 70,3% si trova al Nord, in particolare in Lombardia e in Emilia Romagna.
Rifiuti oltre frontiera
L’esportazione dei rifiuti interessa il 2% dei rifiuti urbani prodotti a livello nazionale. Rispetto al 2018 l’esportazione aumenta del 10,8% mentre calano dell’1% le importazioni. Sono inviati fuori dai confini nazionali, soprattutto verso Austria e Spagna, il combustibile solido secondario (30,2%) e i rifiuti prodotti dal trattamento meccanico (34,0%). Le due Regioni che esportano di più sono la Campania e la Lombardia. Gli impianti localizzati sul territorio nazionale importano plastica (26,7%), vetro (25,2%) e abbigliamento (19,6%). Il vetro arriva soprattutto dalla Svizzera ed è destinato a impianti di recupero e lavorazione che si trovano per lo più in Lombardia. L’abbigliamento è importato soprattutto dalla Campania.
Quanto ci costa la spazzatura?
Il costo medio nazionale all’anno a persona di gestione dei rifiuti urbani è stato pari a 175,79 euro; nel 2018 era stato 174,48, in aumento di 1,31 euro a abitante. Al Centro i costi più elevati pari a 208,71 euro per abitante, segue il Sud con 188,53 euro per abitante. Al Nord il costo è pari a 155,83 euro a testa all’anno. Tra le città con il costo più alto c’è Venezia con 366,11 euro ad abitante, Cagliari con 314,98 euro a persona e Genova con 266,58 euro. I costi minori sono a Udine (119 euro a abitante), Campobasso (161,17 euro), e Bolzano (168,30 euro).
Leggi qui il rapporto completo sui rifiuti urbani