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Rifiuti urbani in Italia: nel 2022 -1,8%, bene gli imballaggi

Rifiuti urbani in Italia: nel 2022 -1,8%, bene gli imballaggi
Foto di Alfonso Navarro su Unsplash

Il rapporto di Ispra sui rifiuti urbani in Italia

(Rinnovabili.it) – Nel 2022 calano i rifiuti urbani in Italia. Ma ciò non accade nelle grandi città. La produzione nazionale dei rifiuti urbani si attesta a 29,1 milioni di tonnellate, segnando un calo dell’1,8% rispetto al 2021, pari a 544mila tonnellate in meno. Calo che arriva nonostante la crescita di pil e spesa delle famiglie, rispettivamente +3,7 e +6,1%. E se la flessione dei rifiuti è omogenea in tutte le macro-aree geografiche del Belpaese, nei 14 comuni con più di 200mila abitanti la tendenza è opposta e segna un lieve incremento dello 0,4%.

Come leggere il calo dei rifiuti urbani in Italia

È quanto emerge dal Rapporto Rifiuti Urbani 2023 dell’Ispra, presentato nelle scorse settimane, in cui l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale fa il punto sullo stato dei rifiuti urbani in Italia a partire dai dati 2022.

Che avverte: negli ultimi anni c’è stato un andamento altalenante determinato da fattori legislativi (cambiamenti nella contabilità dei rifiuti), da crisi economiche, sanitarie e internazionali (dalla pandemia all’invasione russa dell’Ucraina). Ma il trend è leggermente positivo. “In termini generali il dato del 2022 sembra, in ogni caso, riflettere l’andamento tendenzialmente in calo riscontrato nel lungo periodo, con una produzione dei rifiuti ricompresa, a partire dal 2012, tra i 29 e i 30 milioni di tonnellate”, nota il rapporto.

L’andamento della differenziata

La produzione pro capite di rifiuti urbani in Italia si attesta, nel 2022, a 494 chilogrammi per abitante, facendo registrare una variazione percentuale negativa dell’1,6%, rispetto al 2021. Di questi, in media 322 kg sono avviati a raccolta differenziata. Che segna nel 2022 un aumento, su scala nazionale, dell’1,2%. Arrivando a un dato complessivo del 65,2%. Anche se i quantitativi, in valori assoluti, sono sostanzialmente invariati: circa 23mila tonnellate in meno rispetto al 2021, una flessione dello 0,1%.

A livello macroregionale, è ancora il Sud a presentare i trend migliori. Anche se il dato della differenziata per il Mezzogiorno è il più basso a livello nazionale con il 57,5% (contro il 61,5% del Centro e il 71,8% del Nord), nelle regioni del Sud la crescita sul 2021 è di 1,7 punti, in quelle centrali di 1,1 punti e nelle regioni del Nord di 0,8 punti.

“Con riferimento al triennio 2020-2022, si rileva un incremento di 24 chilogrammi per abitante nelle regioni del Sud, di 17 chilogrammi in quelle del centro Italia, e di 5 chilogrammi nel Nord; mentre su scala nazionale la raccolta differenziata pro capite fa segnare, nell’ultimo anno, una crescita di circa 14 chilogrammi per abitante”, calcola l’Ispra. Supera per la prima volta la soglia del 50% la regione Sicilia (51,5%), che nell’ultimo quinquennio fa registrare un aumento di 22 punti percentuali.

L’Italia è ancora lontana da importanti obiettivi europei. La percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani si attesta al 49,2%, in crescita rispetto al precedente anno (48,1%) e a 8 decimali dal target UE del 50% previsto per il 2020. Mentre tra 6 anni bisognerebbe arrivare al 65%. E se calano, molto, i rifiuti conferiti in discarica (-7,9% sul 2021, una flessione di quasi il 18%), restando però ancora distanti dai target UE, va meglio sul fronte degli imballaggi. Tutte le frazioni merceologiche sono già oltre gli obiettivi comunitari per il 2025 tranne la plastica, ferma al 48,9% ma comunque molto prossima alla soglia fissata al 50%.

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