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Calano del 2% i rifiuti radioattivi stoccati in Italia

Trattamento e ricondizionamento fanno scendere di 650 m3 il volume di rifiuti provenienti da attività mediche, industriali e dalle centrali nucleari dismesse. I dati a dettaglio regionale nel primo rapporto dell’ISIN dopo l’attuazione della direttiva Euratom che istituisce il sistema di tracciabilità STRIMS

PNIEC 2023: il nuovo piano include nucleare e CCS
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Il rapporto annuale dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione

(Rinnovabili.it) – Calano i rifiuti radioattivi stoccati in Italia. Nel 2022 il volume è sceso di 653,4 metri cubi, circa il 2% del totale (oltre 31mila m3). Un calo che non dipende da una minore produzione di rifiuti dalle attività mediche e industriali, ma da un rafforzamento delle attività di trattamento e condizionamento. Lo rende noto l’ISIN, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, nel rapporto annuale aggiornato al 31 dicembre 2022.

Si tratta del primo rapporto basato sui dati trasmessi all’ISIN ai sensi del D.Lgs. n. 101/2020, l’atto con cui l’Italia ha dato attuazione alla direttiva 2013/59 dell’Euratom, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti. L’art.60 del provvedimento prevede l’istituzione del Sistema Tracciabilità Rifiuti Materiali e Sorgenti (STRIMS), divenuto pienamente operativo dal febbraio 2022.

“Tutti i soggetti che effettuano attività di gestione di rifiuti radioattivi hanno, infatti, l’obbligo di registrarsi a STRIMS per la trasmissione di tutte le informazioni previste dalla legge per identificare i rifiuti radioattivi e i soggetti da cui provengono, costituendo illecito amministrativo l’inottemperanza agli obblighi previsti”, ricorda l’ISIN in una nota.

Dove sono i rifiuti radioattivi in Italia?

Il rapporto illustra nel dettaglio quantità, localizzazione e livello di radioattività dei rifiuti radioattivi stoccati in Italia e provenienti sia da attività civili sia dalle centrali nucleari dismesse. La regione che ospita più rifiuti radioattivi è ancora il Lazio con oltre il 30% del totale nazionale. La seguono Lombardia (6.462 m3, pari al 20,74%), Piemonte (5.923 m3, 19,01% del totale), Basilicata (3.857 m3, 12,38%), Campania (2.495 m3, 8,01%), Emilia Romagna (1.167 m3, 3,74%) e Toscana (1.038 m3, 3,33%).

Se si guarda, invece, i livelli di radioattività totali derivanti dai volumi stoccati, la prima piazza spetta al Piemonte con 1.977.410 GBq (giga becquerel), pari al 72,53% del totale nazionale. A seguire, Campania (346.897 GBq, pari al 12,72% del totale), Basilicata (239.233 GBq, l’8,77% del totale), Lombardia (99.411 GBq, 3,65%), Lazio (56.492 GBq, 2,07%) Toscana (6.771 GBq, 0,25%), Emilia Romagna (133 GBq) e Puglia (7 GBq).