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Crescono di poco i rifiuti radioattivi, in tutto in Italia ce ne sono 31mila m3

rifiuti radioattivi
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di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Nel 2019 è moderata la produzione di nuovi rifiuti radioattivi. Resta sostanzialmente stabile l’ammontare complessivo. Alcuni rifiuti di origine medico-industriale hanno perso rilevanza radiologica, rientrando nel regime ordinario dei rifiuti speciali. L’incremento dei rifiuti radioattivi al 31 dicembre 2019 – prendendo in considerazione diverse variabili – è stato pari a 608 metri cubi.

In totale, il volume dei rifiuti radioattivi presenti in Italia è pari a 31.027,30 metri cubi. E’ questo l’elemento centrale che emerge dal nuovo ‘Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi’ messo a punto dall’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), e disponibile on-line sul sito ‘isinucleare.it’, aggiornato al 31 dicembre 2019. Il documento – che contiene informazioni relative a volumi, masse, stato fisico, attività specifica, contenuto di radioattività e condizioni di stoccaggio dei rifiuti, compresi il combustibile esaurito e le sorgenti dismesse – è stato predisposto sulla base dei dati annuali dei diversi operatori.

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In particolare sono “aumentati i rifiuti radioattivi stoccati in Emilia Romagna (da 3.000 mc nel 2018 a 3.272 nel 2019), in Basilicata (da 3.215 a 3.362 mc), in Piemonte (da 5.506 a 5.605 mc), in Lombardia (da 6.060 a 6147 mc) e in Campania (da 2.965 mc a 2.968). In calo i rifiuti radioattivi detenuti in Puglia (da 849 a 390 mc), perché spostati in depositi in altre regioni, e Lazio (da 9.311 a 9.284 mc). Il 99% del combustibile irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse non si trova più in Italia: è stato inviato in Francia e in Gran Bretagna, dove è stato sottoposto a riprocessamento. I rifiuti radioattivi generati faranno rientro in Italia. La gran parte dei rifiuti radioattivi in Italia sono: a vita molto breve (1.405,74 mc con una diminuzione pari a 250,53 mc rispetto al 2018); ad attività molto bassa (14.072,40 mc, con un aumento di 752,12 mc); a bassa attività (12.521,19 mc, con una riduzione di 289,38 mc rispetto al 2018) e a media attività (3.027,96 mc in calo di 90,8 mc)”.

Tra le informazioni contenute nel rapporto dell’Isin anche quelle sui materiali e rifiuti radioattivi derivanti da attività di bonifica, stoccati in depositi locali. Si tratta di contaminazioni che hanno avuto origine da incidenti di fusione di sorgenti radioattive vicino installazioni industriali. Il documento ne riporta l’elenco aggiornato dopo il monitoraggio fatto in collaborazione con il Sistema nazionale di protezione ambientale (Snpa) e con le prefetture competenti. Le installazioni industriali di cui si dà conto sono 19, di queste 15 sono in Lombardia, 2 in Veneto e 2 in Toscana.

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Il settore – viene poi ricordato – è “alla vigilia di una evoluzione tecnico-normativa: grazie ad un nuovo sistema informatico di acquisizione dei dati relativi a produzione e stoccaggio (stabilito dal decreto legislativo 101 del 2020) che entrerà in funzione nel 2021, sarà possibile disporre di informazioni ancora sempre più precise e, soprattutto, in tempo reale sulla produzione e movimentazione dei rifiuti radioattivi. Uno strumento che permetterà un più puntuale controllo del comparto e anche la realizzazione di report aggiornati in tempi molto brevi, in modo da avere già nei primi mesi dell’anno i dati completi dei 12 mesi precedenti”.

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