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Come fermare l’accumulo di rifiuti nello spazio

L’astronomo e divulgatore Chris Impey lancia un appello per un trattato ONU contro i rifiuti nello spazio, prima che diventi troppo tardi

rifiuti nello spazio
Via depositphotos.com

Centinaia di migliaia di piccoli detriti viaggiano a velocità spaventose nell’orbita terrestre. Il tema dei rifiuti nello spazio non è più solo ambientale, ma anche di sicurezza

(Rinnovabili.it) – L’aumento delle missioni in orbita e la grande attività che si prospetta nei prossimi anni fuori dall’atmosfera è fonte di crescenti preoccupazioni ambientali. La mole di rifiuti nello spazio è infatti destinata ad aumentare drasticamente, senza che esista una regolamentazione per gestirli.

In questo momento, ad esempio, ci sono 100 sacchi di spazzatura sulla Luna, lasciati lì senza un piano di raccolta o smaltimento. Si tratta nel complesso di quasi 200 tonnellate di materiale. Sempre più paesi sbarcano sul nostro satellite, l’ultimo è stato l’India. Le immagini del rover indiano che sta percorrendo la superficie lunare hanno fatto il giro del mondo, ma nessuno pensa a cosa accadrà a questo e ad altri oggetti spediti nello spazio e poi abbandonati. Senza contare i 50 tentati atterraggi finiti male, con uno schianto sulla superficie lunare e i rottami lasciati a se stessi.

Scienziati preoccupati per l’immondizia spaziale

Chris Impey, astronomo e divulgatore che ha scritto un libro proprio su questo tema, è preoccupato. Ha affidato i suoi pensieri a un editoriale sulla rivista The Conversation, in cui segnala il tema scottante: lo spazio si sta affollando.

“Nel prossimo decennio sono previste circa 100 missioni lunari da parte di governi e aziende private come SpaceX e Blue Origin”, scrive Impey. 

Significa che il traffico aumenterà notevolmente ma non solo per la Luna. Anche nell’orbita terrestre saranno sempre di più gli oggetti spediti a girare intorno al nostro pianeta. “L’orbita vicino alla Terra è ancora più congestionata dello spazio tra la Terra e la Luna”, scrive infatti l’astronomo britannico. “Attualmente ci sono quasi 7.700 satelliti nel raggio di poche centinaia di chilometri dalla Terra. E questo numero potrebbe crescere fino a diverse centinaia di migliaia entro il 2027. Molti di questi satelliti verranno utilizzati per fornire Internet ai paesi in via di sviluppo o per monitorare l’agricoltura e il clima sulla Terra. Aziende come SpaceX hanno ridotto drasticamente i costi di lancio, guidando questa ondata di attività”.

10 volte più veloci di un proiettile

C’è anche un problema di sicurezza, con tutti questi rifiuti nello spazio. È dovuto alla velocità con cui i diversi corpi estranei ruotano intorno alla Terra. Impey spiega che “esistono circa 23 mila oggetti più grandi di 10 cm e circa 100 milioni di detriti più grandi di 1 mm. Piccoli pezzi di spazzatura potrebbero non sembrare un grosso problema, ma quei detriti si muovono a 24.140 km/h, 10 volte più veloci di un proiettile. A quella velocità, anche una macchia di vernice può forare una tuta spaziale o distruggere un delicato componente elettronico”.

L’attuale far west non può proseguire, almeno per gli scienziati sinceramente preoccupati della faccenda. Quella che si configura come una delle più classiche “tragedie dei commons” – dove i beni comuni diventano inutilizzabili proprio perché non sono di nessuno – dev’essere fermata. “Gli interessi geopolitici e commerciali nazionali avranno probabilmente la precedenza sugli sforzi di conservazione interplanetaria, a meno che le Nazioni Unite non agiscano”, spiega Impey. Occorre un nuovo trattato globale dell’ONU che metta dei paletti inderogabili. Arriverà in tempo?