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Rifiuti di plastica: quanta possono ingerirne gli animali?

Un team di scienziati ha sviluppato un metodo per prevedere le dimensioni dei rifiuti in plastica che le diverse specie animali sono in grado di ingerire.

Gli animali possono ingerire una quantità di rifiuti di plastica pari a 1/20 delle loro dimensioni

(Rinnovabili.it) – L’ingestione di rifiuti di plastica sembra essere diffusa in tutto il regno animale, con seri rischi per i singoli individui, gli ecosistemi e la salute umana. Nonostante la sempre maggiore informazione sulla quantità di plastica presente nell’ambiente, però, fino ad oggi non esistevano dati relativi alle tipologie e alla quantità di rifiuti di plastica ingeriti dalle singole specie animali.

Un nuovo studio, condotto dal Water Research Institute e dalla School of Mathematics dell’Università di Cardiff, ha sviluppando un metodo per definire una relazione allometrica tra consumo di plastica e dimensioni degli animali. Dopo aver condotto oltre 2.000 analisi su mammiferi, rettili, pesci e invertebrati – dai pesci lunghi 9 mm, alle megattere di 10 metri – i ricercatori hanno rintracciato un modo per prevedere le dimensioni dei rifiuti in plastica che possono essere ingeriti dai diversi animali.

Questo metodo potrebbe permettere di riconoscere i rischi specifici legati a diverse tipologie di rifiuti per le specie di tutto il mondo. Secondo i ricercatori, infatti, la grandezza di un animale può essere usata per stimare il pezzo di plastica più grande che quello specifico animale è in grado di mangiare. 

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Più di 690 specie marine e oltre 50 specie di acqua dolce ingeriscono plastica con conseguenze dirette sul loro organismo, dovute principalmente alla tossicità del materiale e agli effetti fisiologici degli inquinanti assorbiti. Come sottolinea lo studio, “la plastica può anche alterare il flusso di energia e nutrienti attraverso i singoli organismi e attraverso le reti ecologiche”. Per comprendere questi processi, però, è necessario quantificare l’ingestione di plastica primaria a livello globale, e di conseguenza la diffusione della plastica attraverso le reti alimentari”.

Il nuovo studio, pubblicato su Nature Communications, ha quindi permesso di scoprire una stretta relazione tra le dimensioni degli animali e quelli delle materie plastiche ingeribili: il rapporto si attesta a circa 20:1. I campioni di plastica studiati includono tutti i tipi di materiali, dai tubi flessibili trovati in un capodoglio, ai sacchetti recuperati nel corpo delle tartarughe. I risultati mostrano che i pezzi di plastica più grandi che un animale può ingerire sono circa il 5% delle sue dimensioni.

Prevediamo che questo lavoro migliorerà le valutazioni globali del rischio di inquinamento da rifiuti di plastica grazie al legame quantificabile riscontrato tra dimensione degli animali e materie plastiche che possono ingerire”, si legge. Ifan Jâms, fra gli autori dello studio, ha sottolineato che “poiché sappiamo ancora molto poco su come la maggior parte degli animali si nutra in natura, è difficile capire quanta plastica possano ingerire”. Con questa ricerca, però, si potrà iniziare realmente a misurare l’entità del problema dell’inquinamento da rifiuti di plastica.

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