Rinnovabili • Rifiuti urbani: con 505 kg a testa, l’Italia si conferma nella media europea

Rapporto Ispra: nel 2021 torna a crescere la produzione dei rifiuti urbani

Il Rapporto Ispra 2022 sui Rifiuti Urbani registra un aumento della produzione del 2,3%. Aumenta anche la differenziata ma è problematico il settore del riciclo: bisogna dimezzare il ricorso alle discariche.

Rifiuti urbani: con 505 kg a testa, l’Italia si conferma nella media europea
Foto di imordaf da Pixabay

(Rinnovabili.it) – L’edizione 2022 del Rapporto Rifiuti Urbani di Ispra registra una ripresa del 2,3% della produzione di scarti nel 2021. Se aumenta la differenziata, va registrato anche un ricorso eccessivo al conferimento in discarica.  La fine della crisi dovuta alla pandemia ha generato la ripresa della produzione di rifiuti, associati alle attività di pendolarismo o al ritorno del turismo. I 16 comuni con più di 200 mila abitanti hanno infatti registrato un aumento al di sopra della media nazionale (2,8%). 

Cresce la quantità di rifiuti urbani che produciamo, ma non lo fa alla stessa velocità del PIL e dei consumi delle famiglie, che dopo il Covid19 sono salite rispettivamente del 6,7% e del 5,3%. 

Molto bene la raccolta differenziata, male il ricorso alla discarica

Il documento riporta risultati positivi per la diffusione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani, per la quale la media nazionale è del 64%, con picchi regionali come quello del Veneto (76,2%) e della Sardegna (74,9%), che hanno totalizzato le percentuali più alte tra le 9 regioni al di sopra della media. Segnalato anche un balzo in avanti di 6 punti percentuali per la Basilicata, che arriva a quota 62,7%. Maglia nera per la Sicilia, che differenzia meno della metà dei rifiuti che produce totalizzando il 46,9%, ma positivo il segnale di un aumento di quasi 5 punti (4,7%) rispetto al 2020. 

Prima tra le province virtuose Treviso (88,6%); segue Mantova (86,4%) e Belluno si colloca terza con l’83,8%. 

Cagliari è la città metropolitana che registra una crescita maggiore, arrivando a 74,4%. 

La crescita della raccolta differenziata negli ultimi anni ha determinato l’aumento della domanda di impianti di trattamento dei rifiuti urbani, di cui le nostre città sono ancora carenti soprattutto per quanto riguarda la frazione organica. Nel 2021 la quota di questi ultimi che è stata trattata è aumentata del 2,9%, con 190 mila tonnellate in più; nel nostro Paese gli impianti che si occupano di questa frazione sono 657, più della metà dei totali. 

La carenza strutturale di impianti si accompagna a un’altra nota dolente: il ricorso eccessivo al conferimento in discarica: negli ultimi 10 anni abbiamo più che dimezzato la quantità di rifiuti urbani che vi vanno a finire (-52%), ma bisogna ulteriormente dimezzare questi numeri (5,6 milioni di tonnellate) in tempi brevi. I rifiuti urbani rappresentano infatti il 19% di quelli prodotti complessivamente. 

Imballaggi e rifiuti

L’Unione Europea sta spingendo gli Stati membri a una gestione virtuosa di imballaggi e rifiuti derivati. Il rapporto tuttavia sottolinea come il ricorso all’innovazione tecnologica ci abbia portati a superare già gli obiettivi posti al 2025 a livello comunitario per quanto riguarda tutte le frazioni di imballaggio eccetto la plastica. Attualmente ne ricicliamo il 47% a fronte di un target al 50, per raggiungere il quale – secondo Ispra – occorre intervenire innovazioni tecnologiche che consentano di riciclare i rifiuti più complessi da trattare meccanicamente. 

Nel 2021 abbiamo esportato 659 mila tonnellate di rifiuti urbani e ne abbiamo importati solo 219 mila: appena un terzo. Le quantità maggiori di scarti che lasciano le nostre regioni provengono da Lazio e Campania; i Paesi che ne accolgono di più sono Austria, Portogallo e Spagna. 

La gestione dei rifiuti urbani ci costa in media 194,5 euro a testa all’anno, mentre nel 2020 la cifra arrivava a 185,6€. Spendono di più cittadini e cittadine del centro, che alzano la media con la loro quota di 230,7€ pro capite; seguono le regioni meridionali (202,3€) e all’ultimo posto quelle settentrionali con 174,6€ per abitante. 

Il 2021 è stato inoltre l’anno di partenza delle attività del PNRR: tra gli obiettivi più ambiziosi la dotazione di impianti per il trattamento dei rifiuti in tutto il Paese. È sempre più urgente, infatti, colmare il divario tra le regioni settentrionali e il resto dello stivale, così da abbassare il ricorso alla discarica. Il Piano destina 2,1 miliardi euro a due linee di investimento: 1,5 miliardi sono riservati alle attività di gestione dei rifiuti; 600 milioni a progetti innovativi di economia circolare: Ispra è al momento impegnata nella selezione dei progetti da attuare. 

I dati nel dettaglio sono consultabili e scaricabili sul sito del Catasto Nazionale dei Rifiuti. 

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