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Il Piano nazionale di gestione rifiuti sbaglia a puntare sugli inceneritori

Piano nazionale di gestione rifiuti: sbagliato il via libera agli inceneritori
L’inceneritore del Gerbido a Torino. Via depositphotos.com

Il Piano nazionale di gestione rifiuti è legato alla missione sull’economia circolare del PNRR

(Rinnovabili.it) – Buono il giudizio sulle scelte di fondo, bocciato il capitolo sulla gestione del rifiuto urbano residuo. Il Piano nazionale di gestione rifiuti (PNGR), attualmente in fase di Vas, riceve luce verde dalle principali associazioni ambientaliste italiane. Ma le valutazioni di Greenpeace, ZeroWaste Italy, Kyoto Club, Legambiente e WWF avvertono che il piano punta troppo sugli inceneritori, in contraddizione con le indicazioni dell’Unione Europea.

Nella proposta “troppo spazio viene lasciato all’incenerimento”, al punto che “si arriva addirittura a raccomandare l’incenerimento del RUR [rifiuto urbano residuo, ndr] senza pretrattamenti”. Secondo il PNGR questo dovrebbe avvenire “allo scopo di massimizzarne il recupero energetico”. Ma queste scelte, avvertono le ong, “sono disallineate dall’evoluzione in corso delle politiche ambientali UE e rischiano di fuorviare le scelte strategiche alla base dei Piani di settore per i prossimi anni e lustri, facendole divergere rispetto alle politiche UE sulla Economia Circolare e ad altre politiche ambientali”.

D’altronde, rimarcano le associazioni, l’impronta climalterante dell’incenerimento “è già marcatamente superiore a quella del mix energetico nazionale ed europeo” con i suoi 600-700 g CO2/kWh contro i circa 250 g CO2/kWh del mix energetico. Vale a dire che “la produzione di energia tramite incenerimento è attualmente, e clamorosamente, un ostacolo nel percorso verso la decarbonizzazione della gestione dei rifiuti e della stessa produzione energetica”.

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Qualche criticità c’è anche sul fronte delle tempistiche. Il PNGR coi suoi indirizzi arriverà dopo la predisposizione dei bandi del PNRR per rinnovare e potenziare l’impiantistica. Questo “rischia di depotenziare la sua funzione di indirizzo”, ravvisano le associazioni. Uno sfasamento che stride, se si pensa il Piano nazionale di gestione rifiuti previsto dall’art.198bis della legge 152/2006 e introdotto con il recepimento della direttiva UE per l’economia circolare 2 anni fa – è uno degli assi principali delle riforme per la missione sull’economia circolare del PNRR.

Ma il quadro d’insieme è positivo. Sia “nel merito, perché mette in evidenza le determinanti principali della ulteriore evoluzione del sistema delle raccolte differenziate e del recupero di materia”, sia “nel metodo, in quanto intende essere un Piano “di indirizzo” alle pianificazioni regionali, e non di “imposizione di scelte e dimensionamenti” (il che era il principale vulnus dello Sblocca Italia)”.

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