Con quasi 500 mila discariche in Europa ancora aperte, c’è molto da fare per migliorare la gestione dei rifiuti. Ma facciamo progressi
I dati sui rifiuti che ancora finiscono nelle discariche in Europa
Non è facile trovare dati aggiornati sul numero di discariche in Europa. Questo la dice abbastanza lunga su quanto sia complesso ridurre i rifiuti che qui finiscono ancora numerosi, nonostante l’impegno delle istituzioni. A fornire una cifra intorno ai 500 mila siti è l’European Enhanced Landfill Mining Consortium (Eurelco), fondato nel 2014 da 38 partecipanti provenienti da 13 stati membri dell’UE, tra cui aziende, istituti di ricerca e organizzazioni governative.
L’approccio dell’UE si basa sulla gerarchia dei rifiuti, che dà priorità alla prevenzione, seguita dalla preparazione per il riutilizzo, il riciclo, il recupero energetico e infine lo smaltimento, anche in discarica. Quest’ultima opzione è la meno desiderabile e dovrebbe essere utilizzata solo se assolutamente necessario. Le discariche possono infatti rappresentare un rischio per l’ambiente e, nonostante misure tecniche come la sigillatura del fondo, possono ridurre la qualità delle acque sotterranee e superficiali. Un obiettivo a lungo termine dell’Unione è la transizione verso un’economia circolare. Questo modello dovrebbe evitare di generare rifiuti e utilizzare i rifiuti inevitabili come risorsa.
Quali trend di produzione rifiuti in Europa?
Nel complesso, la produzione di rifiuti è aumentata nell’UE negli ultimi anni. Ciò pone delle sfide per la gestione e potenzialmente compromette l’obiettivo di ridurre dipendenza dalle discariche. Tuttavia, tra il 2010 e il 2020, la quantità totale di rifiuti inviati in discarica è diminuita del 27,5%. Siamo passati da 173 milioni di tonnellate a 125 milioni di tonnellate.
Progressi significativi sono stati fatti nel deviare i rifiuti domestici verso il riciclo. Nel decennio esaminato dall’Eurostat nelle sue stime più recenti, l’invio in discarica dei rifiuti domestici è diminuito del 57%. I rifiuti da combustione hanno visto un calo del 30% e gli “altri rifiuti” del 28%. Tuttavia, i residui di smistamento gettati nelle discariche europee sono cresciuti del 100%. Il che significa che occorre una maggiore attenzione al recupero dei materiali e al riciclo. Politiche efficaci per abbassare ulteriormente le percentuali di conferimento includono divieti e tasse sulle discariche, ma anche incentivi per il riciclo.
Dove vanno i rifiuti europei?
Secondo la Direttiva sulle discariche, gli Stati membri devono ridurre la quantità di rifiuti urbani biodegradabili inviati in discarica al 10% o meno entro il 2035 rispetto al 1995. Nel 2021, nove Stati membri e due paesi non-UE hanno già raggiunto questo obiettivo. Tuttavia, hanno usato “il trucco”: hanno cioè incenerito una parte significativa dei rifiuti urbani.
I dati sulla gestione di Eurostat mostrano che riciclo dei materiali e compostaggio sono cresciuti da 37 milioni di tonnellate (87 kg pro capite) nel 1995 a 111 milioni di tonnellate (248 kg pro capite) nel 2022. La quota di rifiuti urbani riciclati complessivamente è aumentata dal 19% al 48%. Anche l’incenerimento dei rifiuti però è aumentato costantemente nel periodo di riferimento. Dal 1995, la quantità di rifiuti urbani inceneriti 59 vale milioni di tonnellate nel 2022, in crescita di 29 milioni di tonnellate.
I paesi più virtuosi per lo smaltimento in discarica
I tassi di smaltimento in discarica per i rifiuti urbani variano notevolmente tra i paesi europei. Tra il 2010 e il 2021, quasi tutti i paesi (tranne la Germania, che smaltisce in discarica quantità molto piccole di rifiuti) hanno ridotto la loro dipendenza dalle discariche. Le riduzioni più significative sono state ottenute da Lituania, Slovenia, Estonia, Bulgaria e Finlandia. Tuttavia, alcuni paesi hanno fatto progressi molto limitati, come Malta, Grecia e Romania. L’Italia ha praticamente dimezzato la quantità di rifiuti smaltiti in discarica nel periodo di riferimento. Tuttavia, il nostro paese deve ancora tagliare a metà i volumi attuali per centrare i target al 2035.
Lontano dagli occhi: la cattiva pratica dell’esportazione di rifiuti
Nel 2022, l’UE ha esportato 32,1 milioni di tonnellate di rifiuti verso paesi terzi, con una leggera diminuzione del 3% rispetto al 2021. La maggior parte erano rottami di metalli ferrosi (55%) diretti principalmente in Turchia, e rifiuti di carta (15%) con destinazione principale l’India. Stanno crescendo gli sforzi per contrastare le esportazioni illegali di rifiuti e garantire una gestione ecologicamente corretta nei paesi destinatari. Nel febbraio 2024, il Parlamento UE ha approvato regole più severe per limitare l’esportazione di rifiuti plastici e regolamentare le esportazioni verso paesi OCSE.