di Paolo Travisi
IA generativa, i rifiuti elettronici contengono sostanze nocive per ambiente e uomo
Gli italiani ripongono fiducia nell’intelligenza artificiale. Per il 66,7% potrà contribuire alla creazione di nuove competenze e posti di lavoro, secondo un sondaggio condotto dall’Ordine dei consulenti del lavoro di Venezia. Poco meno della metà del campione, il 48,2% ritiene che non rappresenti una minaccia per il mondo del lavoro, un dato in controtendenza rispetto alle opinioni a livello nazionale, ma c’è un’altra criticità – meno dibattuta – che potrebbe rappresentare un problema in un futuro non troppo lontano. I rifiuti elettronici, anche detti e-waste. Entro il 2030 potrebbero aumentare di quasi mille volte, passando da 2.600 a oltre 2,5 milioni di tonnellate l’anno, in assenza di adeguate contromisure, secondo uno studio pubblicato su Nature Computational Science, da un gruppo internazionale di ricerca guidato da Peng Wang dell’Accademia cinese delle scienze.
Il motivo? L’IA generativa è ormai usata comunemente nelle attività quotidiane, come la scrittura di testi o l’elaborazione di immagini, ma per essere sempre più performante, ha bisogno di continui upgrade di hardware e di chip più potenti, un po’ come accade anche nel mondo dei videogame. Acquistare nuove componenti, significa buttare via le parti obsolete, che diventano e-waste che se non smaltite in modo corretto possono provocare gravi danni all’ambiente. Per capire le dimensioni del problema, i ricercatori hanno simulato quattro diversi scenari che potrebbero verificarsi nei prossimi sei anni, sulla base dei livelli di produzione e dell’utilizzo dei modelli linguistici di grandi dimensioni, quelli simili a ChatGpt solo per citare l’esempio più noto, ovvero quei sistemi di IA che usano tecniche di deep learning per elaborare e generare il linguaggio umano.
Rifiuti elettronici, si perdono anche metalli preziosi
Ed ecco i risultati dello studio internazionale. Dalle 2.600 tonnellate di rifiuti elettronici prodotti nel 2023 si passerebbe ad una cifra monstre: 2,5 milioni di tonnellate nel 2030, ma non sarebbe lo scenario peggiore, che invece lascia ipotizzare un accumulo fino a 5 milioni di tonnellate di RAEE non trattati derivanti da data center, localizzati per lo più in Europa, Nord America ed Estremo Oriente. Rispetto agli oltre 60 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, derivati da condizionatori, televisori, lavatrici ed elettrodomestici, è una percentuale minore, ma non minima e comunque da non sottovalutare.
Infatti questi rifiuti potrebbero includere 1,5 milioni di tonnellate di circuiti stampati e 0,5 milioni di tonnellate di batterie, contenenti materiali potenzialmente pericolosi o tossici, come piombo e cromo, che possono danneggiare la salute umana o l’ambiente se non vengono smaltiti correttamente. Oltre a questi potenziali danni, anche i metalli preziosi, come rame, oro, argento, alluminio all’interno dei dispositivi vengono sprecati, anziché essere riciclati.
Economia circolare riduce e-waste dell’86%
Come superare il problema? Ancora una volta viene in aiuto dell’uomo contemporaneo, la buona pratica dell’economia circolare che stando allo studio sarebbe in grado di ridurre la produzione di rifiuti elettronici fino all’86%. Il principale contributo ai rifiuti elettronici derivanti dall’intelligenza artificiale generativa è l’hardware di elaborazione ad alte prestazioni utilizzato nei data center e nelle server farm, tra cui server, GPU, CPU, moduli di memoria e dispositivi di archiviazione. Uno dei motivi per cui le aziende di intelligenza artificiale generano così tanti rifiuti è la rapidità con cui la tecnologia hardware sta avanzando. I dispositivi di elaborazione hanno in genere una durata di vita da due a cinque anni e vengono sostituiti frequentemente con le versioni più aggiornate. Come fare? Lo studio propone di estendere la durata di vita delle tecnologie utilizzando le apparecchiature più a lungo, ricondizionare e riutilizzare i componenti può svolgere un ruolo significativo, così come progettare l’hardware in modo da semplificarne il riciclaggio e l’aggiornamento. Infatti, secondo il Global E-Waste Monitor del 2024, circa il 22% dei rifiuti elettronici viene formalmente raccolto e riciclato oggi.
IA generativa, attenzione alla diffusione dei dati personali contenuti nei rifiuti elettronici
Un altro ostacolo importante alla riduzione dei rifiuti elettronici correlati all’intelligenza artificiale è la preoccupazione per la sicurezza dei dati. La distruzione delle apparecchiature garantisce che le informazioni non fuoriescano, mentre il riutilizzo o il riciclaggio delle apparecchiature richiederà l’uso di altri mezzi per proteggere i dati. Garantire che le informazioni sensibili vengano cancellate dall’hardware prima del riciclaggio è fondamentale, soprattutto per le aziende che gestiscono dati riservati.
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