L’olio domestico esausto è molto inquinante, ma totalmente riciclabile. Molte persone non lo sanno e lo gettano negli scarichi causando gravi danni agli impianti e all’ambiente. Genova ha potenziato il servizio di raccolta e ha avviato una campagna per informare e sensibilizzare i cittadini
Un rifiuto completamente riciclabile
L’olio vegetale esausto di cucina è un prodotto altamente inquinante, ma molti non lo sanno. Fondamentale, quindi, accrescere la consapevolezza dei cittadini e facilitare il processo di raccolta per aumentare la differenziata e promuovere l’economia circolare.
“Olio recuperato, ambiente salvato!”
Il progetto “Olio recuperato, ambiente salvato!” è nato proprio con questo obiettivo. In una città come Genova, si stima che ogni anno si producano tra le 600 e le 800 tonnellate di oli esausti. Il problema arriva al momento di disfarsene: purtroppo, solo una piccola parte viene raccolta.
L’olio vegetale esausto inquina le acque e danneggia i terreni. Purtroppo, il grosso finisce negli scarichi fognari e nelle falde acquifere, con il risultato di intasare gli scarichi delle abitazioni, danneggiare i depuratori (incrementando i costi di gestione) e causare danni ambientali. Inoltre, depurare le acque inquinate costa 1,10 euro al chilo e consuma almeno 3 kW/h di energia.
L’iniziativa del Comune di Genova è nata per rendere virtuoso il ciclo dei rifiuti della città favorendo il recupero e il corretto smaltimento dell’olio vegetale esausto. Per organizzare questa raccolta capillare il Comune ha stretto un accordo con il CONOE – Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti e AMIU, l’azienda che si occupa dei servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti della città.
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Cassonetti rossi ben riconoscibili per l’olio vegetale esausto
Il servizio di raccolta e smaltimento è stato potenziato. L’intesa, sottoscritta per tre anni, prevede una raccolta capillare. I cassonetti rossi posizionati in tutti i quartieri della città sono ben riconoscibili, e si trovano vicino a punti di aggregazione diversi: dalle parrocchie alle scuole, e ovviamente nei pressi dei supermercati.
In questi contenitori vanno inseriti solo oli alimentari (oliva, mais, girasole, arachidi, etc.): ad esempio, olio di frittura e di cottura, olio per la conservazione dei cibi in scatola e in vetro (tonno o verdure) o da condimento, oli vegetali deteriorati o scaduti. Prima di conferirlo nei contenitori rossi, l’olio deve essere filtrato da impurità e residui di cibo per ottimizzare il processo di trasformazione da rifiuto a risorsa, e poi versato in bottiglie di plastica ben chiuse.
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Le nuove vite dell’olio vegetale esausto
Perché vale sempre la pena raccogliere l’olio vegetale esausto? Come spiega Francesco Mancini, direttore generale del CONOE,«una raccolta attenta e corretta degli oli vegetali di scarto evita sprechi di risorse e crea nuove opportunità di riciclo: un’azione che arricchisce la strategia di economia circolare delle città e contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 correlate. A differenza di altre tipologie di rifiuti, gli oli esausti si possono riciclare completamente donando loro una nuova vita sotto diverse forme: biodiesel, soprattutto, ma anche bio-lubrificanti saponi, e prodotti cosmetici biodegradabili».
Lo slogan della campagna di informazione rivolta ai cittadini è molto accattivante: “Olio recuperato, ambiente salvato!”. Prevede tutorial, affissioni, volantini, attività sui canali social istituzionali. Inoltre, i punti di raccolta passano dagli attuali venti a circa cento per arrivare a raccogliere tutte le 600 tonnellate di olio esausto prodotte.