di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – La realizzazione del Deposito nazionale di rifiuti nucleari e il completamento tempestivo dello smantellamento dei vecchi impianti italiani. Questi i due elementi principali messi in evidenza dalla commissione Ecomafie con la relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia, che è stata approvata oggi all’unanimità ed è stata inviata ai presidente delle Camere.
La pubblicazione di alcune norme e documenti – avverte il documento che ha avuto come relatori Rossella Muroni, Pietro Lorefice, e Stefano Vignaroli – “attesi da tempo”, nel periodo di indagine della commissione – e in particolare il nulla osta arrivato per la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco tecnologico; oltre al Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, il decreto legislativo 101/2020 – “hanno posto le premesse per un quadro complessivo più chiaro, per avviare attività rilevanti e colmare alcune lacune sulla specifica materia”.
La pubblicazione della Cnapi si è resa “necessaria perché da qui dobbiamo partire per un grande processo di informazione, trasparenza e coinvolgimento delle comunità locali. Dobbiamo gestire questa eredità nucleare – osserva Muroni, capogruppo di FacciamoEco – Federazione dei Verdi alla Camera – credo che politica e governo debbano fare la loro parte e accompagnare l’individuazione del luogo del Deposito nazionale con trasparenza, correttezza, investimenti, che raccontino ai cittadini che questa è una scelta di sicurezza perché non possiamo fare finta di non avere rifiuti radioattivi”.
Tra gli altri punti si rileva di dover “mettere l’autorità di controllo Isin nelle condizioni di operare con la massima efficacia: appare quanto mai necessario un aumento delle risorse”; mentre per “la società di Stato responsabile del decommissioning Sogin, le cui pianificazioni hanno visto negli anni considerevoli aumenti di tempi e di costi a carico della collettività, principalmente attraverso gli oneri di sistema delle bollette elettriche”.
Secondo la relazione – il cui lavoro di approfondimento è stato portato avanti attraverso numerose audizioni e l’acquisizione di una notevole documentazione tra il 2019 e marzo 2021 – “i costi e i tempi del decommissioning, attualmente 7,9 miliardi di euro con fine dello smantellamento nel 2035, rischiano però di aumentare se non si risolvono i problemi evidenziati dalla commissione e non si procede celermente nell’iter di realizzazione del Deposito nazionale. Il Deposito porta posti di lavoro (4mila l’anno per la costruzione e mille per la gestione), investimenti (900 milioni), e soprattutto maggiore sicurezza”.
La relazione si è anche concentrata sul “quadro normativo e di governo, mettendo in luce le diverse criticità, sia in termini di decreti attuativi mancanti, sia rispetto al recepimento della direttiva europea 2013/59 con il decreto legislativo 101/2020, che introduce rilevanti modifiche e risolve importanti situazioni, ma contiene ancora errori, introduce talune incertezze operative, rinvia a numerosi decreti applicativi”. Nell’indagine si sono presi in esame anche i siti dove erano presenti “nel recente passato, e in alcuni casi sono ancora presenti, criticità per diverse motivazioni: l’impianto di cementificazione rifiuti liquidi Cemex di Saluggia, il deposito Avogadro e il deposito LivaNova Site Management di Saluggia, il sito Itrec di Rotondella, il deposito Cemerad” a Taranto.
E’ per questa serie di “preoccupazioni” che “quanto prima debbano essere individuati meccanismi per tenere sotto controllo ed avviare a soluzione i problemi alla base della mancata applicazione di provvedimenti legislativi o della mancata gestione di situazioni note che richiedono interventi. E’ emersa la necessità di individuare le azioni più opportune per una maggiore efficacia e tempestività di intervento da parte degli organi di governo e delle amministrazioni ad essi collegate, soprattutto quando essi devono agire in maniera coordinata e concertata”.