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Il deposito della discordia, Regioni in rivolta: nessuno vuole i rifiuti nucleari

Attesa da anni è stata pubblicata finalmente la Carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare il sito. Ma come si poteva immaginare c’è stata una vera e propria insurrezione degli enti locali e dei Comuni. Chiude la porta anche il ministro della Salute Roberto Speranza che scende in campo per proteggere la ‘sua’ Basilicata. La mette sul piano nazionale Matteo Salvini con l’attacco al governo

rifiuti nucleari
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di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Era attesa da anni, e finalmente – in piena emergenza sanitaria con la crisi che morde ai fianchi – è arrivata la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) a ospitare il deposito di rifiuti nucleari. Ma così come la pubblicazione della mappa anche il dissenso era atteso: le Regioni e i Comuni sono infatti in rivolta e nessuno sembra volere il deposito nucleare.  

Il via libera consisteva sostanzialmente in un nulla osta, arrivato da parte del ministero dello Sviluppo e del ministero dell’Ambiente, alla pubblicazione da parte di Sogin (la società dello Stato che si occupa dello smantellamento delle vecchie centrali e della gestione dei rifiuti radioattivi). La Carta parla individua 67 possibili siti in 7 Regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. 

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Prevedibile l’insurrezione da Nord a Sud degli enti e delle amministrazioni locali. I ‘no’ sono stati immediati, e anche alcuni leader a livello nazionale non si sono fatti attendere: in prima fila il ministro della Salute Roberto Speranza ‘a proteggere’ il suo territorio. E deciso, chiude con fermezza la porta: “La Basilicata non è idonea – spiega – le aree sono in zona sismica”. Ma anche alcune dichiarazioni, ad essere onesti perlopiù strumentali, di Matteo Salvini: in sette diversi post, uno per ogni Regione interessata scrive: “Il governo è incapace e fa male a”, con l’aggiunta del nome della Regione.

I potenziali siti sono distribuiti così: 8 in Piemonte, 2 in Toscana, 22 in Lazio, 1 in Puglia, 4 tra Puglia e Basilicata, 4 in Sicilia e 14 in Sardegna, 12 in Basilicata. Proprio la Basilicata – che tanto aveva combattuto ai tempi di Scanzano Jonico – ha alzato le barricate; Vito Bardi è stato chiaro: “ci opporremo con tutte le forze”. Stesso discorso per la Sardegna con Christian Solinas che parla di “atto di arroganza del governo” e di “ennesimo oltraggio”. Ma anche il Lazio con l’assessore Massimiliano Valeriani dice netto che la “Regione è indisponibile”; e la puglia guidata da Michele Emiliano fa sapere la sua “ferma e netta contrarietà”; non è da meno Eugenio Giani per la Toscana che mette in evidenza come sia “contraddittorio mettere le scorie in zone patrimonio Unesco”. La Sicilia, con l’assessore Toto Cordaro, vuole capirci di più e ritiene per questo “fondamentale un pieno confronto tra governo nazionale, Regione e comunità locali”. E per il governatore del Piemonte Alberto Cirio è “inaccettabile” che “una decisione” di questo tipo sia stata “assunta senza confronto”.

I Comuni fanno un fronte compatto. Una posizione che si può riassumere con quella espressa dai sindaci della Val d’Orcia in Toscana: “Proposta irricevibile e non negoziabile”.

Spaccature che si evidenziano anche nel mondo politico ecologista: la vicepresidente della commissione Ambiente alla Camera Rossella Muroni approva l’arrivo della Carta, attesa da oltre cinque anni, chiedendo ora una serie e trasparente partecipazione, un vero dibattito pubblico. Anche per i Verdi c’è consenso ma i siti dovrebbero essere più di uno. Sul versante associazioni invece Legambiente e Greenpeace si dicono favorevoli, sia pure con dei distinguo.

Provano a spegnere l’incendio dal ministero dell’Ambiente. “Il Paese – dice il ministro Sergio Costa – aspettava da tempo la Cnapi, non è tempo di polemiche”. Sulla stessa scia il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut: “Dopo decenni di attese e rinvii, in Italia si chiude definitivamente la stagione del nucleare”. E provano a offrire rassicurazioni sul percorso che si apre, quello della consultazione pubblica, con un Seminario nazionale che coinvolgerà tutte le figure coinvolte: “Potenzialmente non significa che sia stata assunta alcuna decisione alle spalle delle comunità locali, come qualcuno in malafede sta in queste ore sostenendo”. La pubblicazione della Carta è infatti soltanto l’inizio di un processo che porterà alla scelta definitiva del sito in cui collocare il deposito (e il Parco tecnologico). In base a quanto verrà elaborato, e poi sintetizzato dalla consultazione prima e dal Seminario nazionale poi, la Sogin preparerà una nuova Carta. Soltanto a quel punto i Comuni potranno presentare delle candidature (che per legge saranno soggetti di alcuni benefici economici di compensazione), e qualora non ce ne fossero il governo farà la scelta definitiva. Di nuovo il ministero dice la sua: “Sarà una procedura fortemente partecipata e trasparente, condotta coinvolgendo gli amministratori e i cittadini”.