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AdriCleanFish, monitorato l’impatto dei rifiuti in mare

I risultati ottenuti confermano come il mare nostrum risulti essere una tra le aree più impattate da microplastiche a livello mondiale

AdriCleanFish
Credit: Gabriele Galasso

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Ricercatori e pescatori alleati in un progetto di monitoraggio, raccolta e valutazione dell’impatto dei rifiuti in mare e dei loro effetti sulle specie ittiche. Il progetto di ricerca AdriCleanFish è finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nell’ambito del Programma Operativo FEAMP 2014-2020 (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca) ed è coordinato dall’Università di Siena e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia. Per il monitoraggio sono stati scelti i porti adriatici di Civitanova Marche (Macerata) e Chioggia (Venezia).

La maggior parte dei rifiuti arriva da terra, ma una parte consistente è dovuta ad attività legate alla navigazione (diporto, trasporto commerciale e turistico), ad esempio cime, cavi, parabordi, boe e galleggianti. Il monitoraggio conferma che tutti i pescatori pescano rifiuti, per la maggior parte di plastica, e almeno il 20% dei pesci ha ingerito microplastiche. Il Mediterraneo è una delle aree con la maggiore presenza di microplastiche a livello mondiale. Più del 70% dei rifiuti analizzati è in plastica, soprattutto monouso (sacchetti e bottiglie). Circa il 50% di tale materiale è costituito da imballaggi, non solo in plastica ma anche in alluminio (lattine per bibite, quindi anche queste monouso). Ci sono poi ingenti quantità di retine utilizzate per la mitilicoltura, rifiuti legati alla pesca commerciale (pezzi di rete e strutture in gomma utilizzate per proteggere la parte di rete a contatto con il fondo) e oggetti connessi alla piccola pesca (reti da posta, nasse e trappole). Il progetto ha monitorato e analizzato anche i macrorifiuti galleggianti.

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I ricercatori di AdriCleanFish hanno analizzato le specie ittiche destinate al consumo umano (in particolare acciuga, nasello, sardina, sogliola, sugarello, triglia di fango). Le indagini ecotossicologiche hanno valutato lo stato di salute delle specie selezionate, i possibili effetti causati dall’ingestione della plastica, l’accumulo dei principali contaminanti chimici di sintesi presenti nelle microplastiche nella parte edibile del pesce e le possibili conseguenze per la salute umana. In media 2 pesci su 10 avevano tracce di plastica nei tratti gastro-intestinali (sia rifiuti plastici in generale che microplastiche). Poiché le microplastiche ingerite vengono espulse dall’apparato digerente e al momento del consumo questa parte viene eliminata, possiamo dedurre che non vengano ingerite dall’uomo.

La novità interessante del progetto AdriCleanFish è stato il coinvolgimento diretto dei pescatori, che possono avere un ruolo importantissimo nella lotta all’inquinamento marino. I pescherecci hanno raccolto i rifiuti in mare, che poi sono stati smistati e analizzati a terra. I ricercatori hanno organizzato degli incontri formativi con i pescatori di Chioggia e Civitanova Marche sulla gestione e conservazione delle risorse biologiche marine; gli stessi pescatori hanno partecipato alla realizzazione di un documentario in cui vengono illustrate le attività svolte durante il progetto. L’obiettivo del documentario è trasmettere a cittadini e istituzioni consapevolezza della gravità dell’impatto dei rifiuti in mare e le conseguenti ripercussioni sulla pesca.

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In collaborazione con 58 marinerie italiane, AdriCleanFIsh ha somministrato dei questionari su tutto il territorio nazionale dai quali risulta che il 43% dei pescatori pesca sempre o quasi sempre rifiuti; pochi (1-4%) quelli che dichiarano di non pescare mai o quasi mai rifiuti. Le aree più colpite sono quelle sottocosta e vicino alle foci dei fiumi. Tutti gli intervistati rilevano problemi come lo stoccaggio dei rifiuti a bordo, il rallentamento delle attività di raccolta e separazione del pescato, la mancanza di punti idonei a terra per il conferimento e lo smaltimento dei rifiuti. 

Quasi tutti gli intervistati ritengono necessarie attività di sensibilizzazione e responsabilizzazione per i pescatori e i cittadini attraverso i media, nelle scuole, o con periodiche campagne di raccolta dei rifiuti. A questo proposito, si segnala l’iniziativa Fishing for Litter, nata per facilitare il conferimento a terra dei rifiuti raccolti in mare dai pescatori.