Rinnovabili

A caccia di rifiuti, il nuovo dispositivo che pulisce le acque del mare

Foto Università di Firenze

Eliminare rifiuti plastici e altri inquinanti dal mare

Diminuire i rifiuti dovrebbe diventare la nuova parola d’ordine globale per chi ha a cuore la salute del Pianeta. Nel frattempo, si sta affermando l’idea del packaging compostabile che in molti casi è diventato una realtà. Tuttavia, questo rappresenta ancora una piccola parte dei rifiuti, in gran parte derivati da combustibili fossili.

Un dispositivo per ripulire le acque marine

L’attesa sarà ancora lunga, visto che la COP28 ha votato per l’uscita graduale (transitioning away) dai combustibili fossili anziché per il loro abbandono definitivo (phase out) in modo da raggiungere le zero emissioni entro il 2050. Poiché la ricerca non ha ancora trovato una soluzione universalmente valida, bisogna puntare l’attenzione a valle del problema, ovvero sulla raccolta dei rifiuti.

Avete presente le isole galleggianti di plastica o gli sversamenti di combustibili in mare? Una soluzione concreta potrebbe venire dagli studi di un gruppo di ricerca italiano. Il dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Firenze ha presentato il prototipo per un nuovo dispositivo per la pulizia delle acque dal nome ottimisticamente evocativo: WoW, acronimo di Waste Out of Water.

Al momento WoW raccoglie solo materiale plastico ma, dotandolo di filtri opportuni, in futuro potrebbe ripulire il mare da altri inquinanti galleggianti, come oli e idrocarburi.

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Il materiale aspirato torna sulla terraferma

«Il dispositivo agisce in maniera simile ad alcuni skimmer installati nelle piscine, ovvero è in grado di filtrare e raccogliere i rifiuti galleggianti sullo strato superficiale delle acque marine. Insieme ad Arbi Dario Spa abbiamo puntato a migliorarne il funzionamento. Il dispositivo, installato su banchina o su pontile, dispone di una pompa subacquea che aspira il materiale e lo trasporta in un contenitore posizionato sulla terraferma. Il prossimo stadio sarà l’installazione di sensori che misurino la quantità di rifiuti raccolti e verifichino se il bilancio energetico sia positivo in rapporto al lavoro di pulizia svolto. Per garantire la massima efficienza, a differenza di altre tecnologie, la pompa di WoW funziona a potenza variabile in base alla presenza o alla prossimità dei rifiuti da aspirare», spiega Alessandro Ridolfi, ricercatore di Meccanica applicata alle macchine e coordinatore del team di ricerca di cui fanno parte alcuni giovani studiosi.

Energia rinnovabile

Sostenibilità al primo posto. Seguendo questo principio i ricercatori dell’Università di Firenze intendono fare un ulteriore passo in avanti. Infatti, vogliono dotare l’apparecchio di un’alimentazione ibrida. Questo significa dotarlo anche di energia rinnovabile, installando un sistema fotovoltaico o eolico. Inoltre, per massimizzare il bilancio energetico, in futuro potrebbe essere installata una microturbina a valle della pompa per recuperare energia idroelettrica dall’acqua aspirata con i rifiuti e restituita al mare.

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