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Rifiuti urbani residui: il riciclaggio non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi al 2030

Gli obiettivi del piano d’azione per l’economia circolare, dati alla mano, non sono raggiungibili. Serve una strategia integrata basata sulla riduzione della produzione di rifiuti urbani residui.

rifiuti urbani residui
via depositphotos.com

I dati sui rifiuti urbani residui pubblicati dall’AAE

(Rinnovabili.it) – Se non contiamo i rifiuti minerali, gli scarti urbani residui sono il 27% dei rifiuti prodotti in Unione Europea. La loro cattiva gestione può avere conseguenze negative sulla salute e sugli ecosistemi. Per innescare cicli virtuosi, l’UE si è dotata nel 2020 di un piano d’azione per l’economia circolare. L’obiettivo è dimezzare la quantità di rifiuti urbani residui – non riciclati – entro il 2030. Sempre entro il 2030 tutti gli Stati dovranno invece impegnarsi a riciclare o riutilizzare almeno il 60% dei propri rifiuti urbani, come ricorda il nuovo Brief dell’Agenzia ambientale europea (AAE).

Come raggiungere l’obiettivo?

Ogni anno produciamo 113 milioni di tonnellate di rifiuti urbani residui. Il dato si è stabilizzato negli ultimi 5 anni, anche se il tasso di riciclaggio è aumentato di tre punti percentuali. A fronte del 45% del 2015, nel 2020 siamo arrivati infatti al 48%. Siamo ancora indietro, per raggiungere gli obiettivi al 2030 infatti andrebbe ridotta la quantità di rifiuti urbani residui di più di 56 milioni di tonnellate annue.

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Se pure tutti gli Stati membri riuscissero a raggiungere l’obiettivo al 60% entro il 2030, i dati attuali ci dicono che quell’anno i rifiuti urbani residui ammonterebbero comunque a 80 milioni di tonnellate. Se invece la produzione continuasse a crescere, raggiungere il goal europeo vorrebbe dire dover riciclare almeno il 72% dei rifiuti urbani. L’alternativa a queste cifre, che al momento non sembrano raggiungibili, potrebbe essere ridurre di un terzo la quantità di rifiuti generati, o combinare tutti questi approcci in una strategia integrata.

La soluzione di ridurre a monte i rifiuti, generando meno scarti – soprattutto non riciclabili – è la più vantaggiosa per l’ambiente. Per essere attuata necessita tuttavia di una serie di strategie di prevenzione ambiziose da attuare a livello comunitario e nei singoli Stati membri, come aumentare la durata dei beni di consumo a garantire incentivi alla produzione di prodotti riutilizzabili e al loro riutilizzo.