Il vuoto a rendere in Italia, il passato diventa presente
(Rinnovabili.it) – Torna il caro e buon “vuoto a rendere“. Con la pubblicazione, ieri, in Gazzetta ufficiale del Decreto ministeriale 3 luglio 2017, n. 142, si inaugura in Italia la prima fase sperimentale di un progetto dedicato alla lotta dell’usa e getta. Il provvedimento disciplina infatti le modalità di attuazione del “nuovo” sistema di recupero per gli imballaggi contenenti birra o acqua minerale serviti al pubblico da alberghi o residenze di villeggiatura, ristoranti, bar e da altri punti di consumo.
Un progetto test, per ora, che per 12 mesi aiuterà gli esercenti a inserirsi in un modello di economia circolare. Il regolamento è frutto del Collegato Ambientale 2015 che ha proprio nella gestione dei rifiuti uno dei suoi temi centrali.
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Come funzionerà il vuoto a rendere?
Il sistema del vuoto a rendere funzionerà su base volontaria del singolo esercente, la cui adesione sarà identificata attraverso un simbolo posto all’ingresso dell’esercizio.
A partire dal 10 ottobre di quest’anno, al momento dell’acquisto di bevande in imballaggi riutilizzabili, l’utente verserà una cauzione con diritto di ripetizione al momento della restituzione dell’imballaggio usato. Il valore unitario della cauzione sarà proporzionale a quello del “vuoto”: l’importo potrà variare da 0,05 euro per le lattine da 200 ml, fino a 0,3 euro per le bottiglie da un litro e mezzo e “in nessun caso comporta un aumento del prezzo di acquisto per il consumatore”.
L’obiettivo del vuoto a rendere, spiega una nota stampa del Ministero dell’Ambiente, è sensibilizzare i consumatori sull’importanza del riutilizzo riciclo e diminuire la produzione dei rifiuti. Al pari di quello che succedeva una cinquantina di anni fa, i contenitori andranno incontro ad seconda, terza, quarta vita. Le bottiglie più resistenti in vetro (così come quelle in plastica o altri materiali) possono essere riutilizzati oltre dieci volte prima di essere considerate un rifiuto e passare alla destinazione successiva: la raccolta differenziata per il recupero e riciclo delle materie prime.
Altro scopo del decreto, valutare – attraverso un nuovo sistema di monitoraggio – la fattibilità tecnico-economica e ambientale del sistema del vuoto a rendere, al fine di stabilire se la pratica sia da confermare o meno, ed eventualmente, estendere ad altri tipi di prodotto e ad altre tipologie di consumo al termine del periodo di sperimentazione.
“Un Paese proiettato nell’economia circolare come l’Italia – afferma il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – non può che guardare con interesse a una pratica come il vuoto a rendere, già diffusa con successo in altri Paesi. Questo decreto dà una possibilità a consumatori e imprese di scoprire una buona pratica che aiuta l’ambiente, produce meno rifiuti e fa risparmiare soldi”.