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I batteri OGM cinesi usati per l’upcycling del PET

Upcycling del PET
Foto di CDC su Unsplash

L’esperimento usa l’ingegneria genetica sui batteri per la depolimerizzazione e l’upcycling del PET 

(Rinnovabili.it) – Una nuova strategia per il riciclo e l’upcycling del PET (polietilene tereftalato) arriva dalla Cina. Combina catalisi microbica e chimica e, a detta dei ricercatori, offre soluzioni sostenibili per gestire i rifiuti di plastica in modo più efficiente.

La metodologia è stata pubblicata in uno studio uscito su Eco-Environment & Health. A condurlo, ricercatori cinesi provenienti da diversi istituti. Il loro approccio all’avanguardia combina tecniche biotiche e abiotiche per depolimerizzare il PET. Le tecniche catalitiche prevedono, ad esempio, la decomposizione enzimatica utilizzando microbi geneticamente modificati, così come foto ed elettrocatalisi avanzate.

Il lavoro si inserisce in un filone che vede l’ingegneria genetica sempre più spesso applicata ai microrganismi. Il fascino che queste biotecnologie possono avere per affrontare l’inquinamento, dall’altra parte si deve confrontare con le questioni etiche e regolatorie che attorniano gli organismi geneticamente modificati. Nulla di sorprendente quindi che risultati come quelli descritti dallo studio vengano dalla Cina, dove l’ingegneria genetica è praticata con disinvoltura

Il risultato del processo, in questo caso, è la riduzione in monomeri di base utilizzabili per creare nuovi materiali plastici o convertirli in prodotti a maggior valore aggiunto, come acido muconico, vanillina e acido adipico. L’uso di catalisi microbica e chimica consente di ottenere risultati significativi, rendendo possibile il riciclo e l’upcycling del PET in una vasta gamma di applicazioni. Si va dalla produzione di tessuti e materiali da imballaggio a prodotti chimici per svariate industrie.Questi metodi, secondo i ricercatori, riducono il consumo di energia e le emissioni di gas serra. Inoltre, offrono alle industrie un modo per ridurre la dipendenza dalle risorse vergini e minimizzare i rifiuti. Tutto ciò andrebbe confrontato però con la tendenza della produzione di plastica a crescere a dismisura da qui ai prossimi anni. Lo scetticismo che negli spazi politici cresce rispetto alle soluzioni tecniche per la crisi della plastica non è da sottovalutare.

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