Normalmente finisce in discarica o negli inceneritori, ma questa invenzione potrebbe rendere molto più facile riciclare la plastica mista
L’organocatalizzatore del Dipartimento dell’Energia decostruisce selettivamente più polimeri, rendendo possibile ed economico riciclare la plastica mista
(Rinnovabili.it) – Quasi il 90% finisce in discarica o nell’inceneritore, generando tossine e gas serra. Questo perché riciclare la plastica mista è un’impresa che in pochi si sobbarcano. Di solito, infatti, è più semplice e meno costoso realizzare nuovi prodotti in plastica piuttosto che recuperare, differenziare e riciclare quelli usati. Per poter riciclare la plastica mista occorre una separazione manuale o meccanica in base ai polimeri costituenti.
Tuttavia, gli scienziati dell’Oak Ridge National Laboratory del Dipartimento dell’Energia USA potrebbero aver trovato la soluzione. Hanno inventato un catalizzatore capace di decostruire selettivamente e sequenzialmente più polimeri che compongono la plastica mista. Riescono a riportarli allo stato di monomeri puri. Con questo catalizzatore, rifiuti come bottiglie, imballaggi, schiume e tappeti potrebbero non essere più un problema. L’analisi dei ricercatori, pubblicata su Materials Horizons, ha confrontato l’utilizzo del nuovo catalizzatore multiuso con catalizzatori che agiscono solo su un tipo di plastica. La loro invenzione genererebbe fino al 95% in meno di gas serra, richiederebbe fino al 94% in meno di input energetico e comporterebbe una riduzione del 96% del consumo di combustibili fossili.
Il funzionamento del processo l’ha spiegato Tomonori Saito, chimico dei polimeri sintetici dell’ORNL. “Il nostro approccio prevede un organocatalizzatore sintetico su misura, composto da piccole molecole organiche che facilitano le trasformazioni chimiche. L’organocatalizzatore può convertire lotti di rifiuti plastici misti in preziosi monomeri da riutilizzare nella produzione di plastica di livello commerciale e altri materiali preziosi”.
Con questo metodo è stato possibile decostruire in modo efficiente e rapido più polimeri, in circa due ore. In particolare, è stato testato su materiali come occhiali (policarbonati), schiume (poliuretani), bottiglie d’acqua (polietilene tereftalati) e corde o reti da pesca (poliammidi). Insieme, queste plastiche miste costituiscono oltre il 30% della produzione globale di plastica. Il processo offre numerosi vantaggi ambientali: non servono più sostanze chimiche aggressive usate per la decostruzione dei polimeri, per dirne una. E poi offre buona selettività, stabilità termica, non volatilità e bassa infiammabilità. Questa flessibilità permette infatti di decostruire la plastica a diverse temperature, il che facilita il recupero sequenziale dei singoli monomeri. I policarbonati si destrutturano a 130° C (266° F), i poliuretani a 160° C (320° F), il polietilene tereftalato a 180° C (356° F) e le poliammidi a 210° C (410° F).