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La domanda di terre rare può calare di 2.3 milioni di tonnellate grazie al riciclo

Uno studio pubblicato sulla copertina di Nature calcola come le strategie di economia circolare ridefiniranno le filiere delle terre rare

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Foto di Jonny Caspari su Unsplash

L’approvvigionamento di terre rare da riciclo potrebbe crescere di 700 mila tonnellate entro il 2050

(Rinnovabili.it) – Grazie alle strategie di economia circolare in fase di implementazione è possibile allungare la vita delle terre rare. Ciò permette – almeno in parte – di evitare nuove estrazioni ed esporsi alle turbolenze del mercato internazionale di questi prodotti. Turbolenze che, secondo un team di esperti di varie discipline, andranno (almeno parzialmente) assestandosi da sé man mano che le scorte sotterranee diminuiscono. Assisteremo infatti ad un “accumulo di scorte in uso nelle regioni consumatrici”, che “può favorire un panorama geopolitico più equilibrato e meno polarizzato”.

Il team internazionale di ricercatori ha sviluppato un modello integrato per esplorare i complessi collegamenti tra terre rare e impegni climatici. Il modello considera sia gli stock sotterranei che quelli in uso in dieci regioni dal 2021 al 2050. La ricerca si è guadagnata la copertina di Nature, e ha quantificato il potenziale delle strategie di economia circolare di rimodellare le catene di approvvigionamento globali. Nel concreto, l’approvvigionamento di materia prima seconda, nei prossimi 30 anni, potrebbe crescere di 701 mila tonnellate, mentre la domanda primaria potrebbe scendere di ben 2.3 milioni di tonnellate

I loro risultati mostrano che riduzione, sostituzione, riutilizzo e riciclo trasformeranno le filiere delle terre rare. L’attuazione delle strategie di economia circolare porterà ad un aumento dell’offerta dalle miniere urbane (urban mining), che ridurrà significativamente la dipendenza dall’estrazione. In alcune regioni, come l’Unione Europea, si potrebbe perfino ottenere una fornitura di terre rare a circuito chiuso

Sembra un progetto ambizioso, rispetto all’attuale dipendenza quasi totale dall’esterno. Il vecchio continente però intende provarci, partendo dalla recente approvazione del regolamento Critical Raw Materials. Il 10% dell’estrazione, il 40% della trasformazione e il 25% del riciclo delle materie prime critiche e strategiche dovrà avvenire nel continente al 2030. Dopo questo primo passo, però, occorrerà aumentare rapidamente le percentuali, specialmente quelle del riciclo. O la Cina, che pure sta investendo più di UE e USA nel riciclo delle terre rare, continuerà a svolgere il ruolo di “mazziere” ben oltre i prossimi decenni.