Terre rare dai rifiuti, in aiuto arrivano i fluidi supercritici
(Rinnovabili.it) – Estrarre terre rare dai rifiuti non rappresenta più solo un’opzione di approvvigionamento sostenibile. Questi elementi – oggi presenti in quasi ogni dispositivo tecnologico – soffrono di un rapporto domanda/offerta completamente sbilanciato. La maggior parte dei 17 elementi metallici che vanno sotto questo nome, si trova infatti in poche regioni del mondo, Cina in primis con il 38% delle riserve globali.
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Per questo motivo da tempo la ricerca di settore sta studiando fonti alternative a quelle naturali, unitamente a processi estrattivi meno complessi ed inquinanti. L’ultima novità arriva oggi da un gruppo di scienziati della Washington University di St. Louis. Il team, guidato dalla professoressa di ingegneria energetica Young-Shin Jun, si è focalizzato sulle ceneri volanti di carbone, prodotto di scarto della combustione del carbone. “Volevamo utilizzare un processo più ecologico per estrarre gli elementi delle terre rare rispetto alle tecniche tradizionalmente più dannose”, ha affermato Jun. “Poiché il carbone è già stato utilizzato, questo processo offre in definitiva un percorso verso la riduzione e la bonifica dei prodotti di scarto”.
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Il team ha impiegato un processo comunemente usato per decaffeinare il caffè e basato sull’utilizzo di un fluido supercritico (ossia a temperatura e pressione superiori al suo punto critico). Il loro lavoro, che appare su RSC Sustainability (testo in inglese), è il primo a dimostrare che comuni e accessibili fluidi supercritici, come la CO2 o l’aria, possono esser impiegati per estrarre terre rare dai rifiuti separando le impurità in modo molto efficiente. Usando ceneri volanti di carbone come fonte, il team ha dimostrato che grazie alla CO2 supercritica poteva ottenere un prodotto finale contenente fino al 6,47% di elementi di terre rare, rispetto allo 0,0234% della fonte iniziale.