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Tassa rifiuti: dove si ricicla meno, si paga di più

Secondo l’analisi dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, la Tari nel 2019 ha raggiunto un valore medio di 300 euro a famiglia. Ma esistono forte discrepanze tra i territori

tassa rifiuti
CC0 Public Domain

 

Tassa rifiuti: a Catania sfiora i 505 euro, a Potenza la tariffa più bassa d’Italia

(Rinnovabili.it) – Comune che vai, tassa rifiuti che trovi. Quando si tratta di costi di raccolta e smaltimento della spazzatura, l’Italia rassomiglia ad un puzzle. Se è vero da un lato che la TARI si aggira intorno ad una media di 300 euro per nucleo familiare, lo sono anche, dall’altro, le enormi differenze di costo che contraddistinguono i territori. Al punto da avere una forbice di oltre 400 euro tra la tariffa più economica e quella più cara.

A mappare gli esborsi degli italiani è l’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, che ha pubblicato oggi una nuova analisi dedicata alla tariffa rifiuti. Si scopre così che Potenza è il capoluogo con le tariffe più basse d’Italia: qui infatti una famiglia composta da 3 persone con una casa di proprietà di 100 metri quadri, paga oggi 121 euro l’anno per i servizi di raccolta gestione, valore in calo del 37 per cento rispetto al 2018.

Dall’altra parte della scala, appare invece Catania, il più costoso capoluogo di provincia quando si tratta di tassa rifiuti: qui la stessa famiglia dovrà versare ben 504 euro nel 2019, dato in aumento di quasi il 16 per cento sull’anno precedente. Spostando il filtro a livello regionale, è invece il Trentino Alto Adige il territorio più economico (con una tariffa media di 190 euro) e la Campania quello più caro (421 euro).

Tra questi due valori limite si inseriscono tutte le altre regioni, mentendo però, nel complesso, una netta linea di demarcazione tra Nord (una media di 258 euro), Centro (299 euro) e Sud Italia (351 euro).

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Troppo? Per una famiglia italiana su tre la risposta è sì e secondo Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva parte del problema sta nella modalità di calcolo della TARI. Sistema che “non tiene conto dei rifiuti realmente prodotti e quindi non incentiva il cittadino a cambiare i propri comportamenti perdendo così un’occasione per costruire percorsi innovativi basati sul coinvolgimento di cittadini, aziende ed istituzioni in un circuito virtuoso”. La differenza tra i capoluoghi si avverte anche sul fronte della qualità del servizio e delle eventuali agevolazioni per i cittadini. “Vivere in una città anziché un’altra  – aggiunge Gaudioso – può voler dire disporre di un servizio gestione rifiuti costoso, insoddisfacente e con limitate agevolazioni a sostegno del pagamento della tariffa”.

 

Quello che emerge nettamente è la correlazione tra una buona gestione e una tassa rifiuti più bassa (leggi anche Rifiuti: l’Emilia Romagna accelera verso la tariffa puntuale)

La regione in cui il servizio costa meno è il Trentino Alto Adige dove la differenziata è al 72per cento permettendo alti tassi di riciclo – ha commentato Alessandro Marangoni, AD di Althesys, il centro di ricerca che elabora annualmente il Report sul waste management.A Catania, dove la tassa è la più alta d’Italia, la raccolta è ferma al 23 per cento. Le aree dove costa meno, come traspare dall’indagine, sono in genere quelle dove il servizio è migliore, la raccolta differenziata e il riciclo più elevati, basso o nullo il ricorso alla discarica”.

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Leggi qui il dossier integrale sulla tassa rifiuti in Italia